Lab-IP

Hay que cambiar el sistema educativo en Espan͂a

Flaminia Ielo

03/11/15

Un recente articolo, pubblicato sul quotidiano spagnolo El Pais, analizza alcune delle prospettive di riforma del sistema di istruzione spagnolo suggerite nel suo ultimo libro (Despertad al Diplodocus. Una CONSPIRACIÓN EDUCATIVA para transformar la escuela… y todo lo demás, Ariel, Barcelona, 2015) da J.A. Marina , il filosofo e pedagogo attualmente incaricato dal Ministro dell’Istruzione Spagnolo, In͂digo Mendenz de Vigo, di redigere il  ‘Libro blanco de la función docente’. Il progetto cui l’esperto è a capo consiste nell’elaborazione di uno studio su proposte, suggerimenti, linee – guida per rinnovare l’ormai datato sistema Scuola ed individuare “lo que tenían que hacer los docentes para convertirse en los auténticos paladines del sistema educativo español”, così il Ministro dell’Istruzione ha affermato il 5 ottobre 2015 in occasione della Giornata Mondiale del docente.
L’esigenza di restaurare il sistema scolastico compare, peraltro, tra le priorità del Governo spagnolo, il quale già nel 2014, nel dibattito sulle Prioridades para Espan͂a 2018, riconosceva il ruolo primario che in questi tempi gioca l’istruzione quale motore per generare ricchezza e uscire dalla crisi; d’altra parte, emerge con assoluta consapevolezza che il problema da fronteggiare non è la mancanza di fondi finanziari, bensì la mala gestione.
L’esperto colloca le cause della crisi del sistema educazionale a vari livelli, identificando quali destinatari del suo quadro di auspicabili riforme oltre ai professori anche tutti gli altri attori della “scuola”. Centrale è, infatti, l’esigenza di focalizzare l’attenzione sulla formazione del docente, e a più ampio raggio di tutta la società composta, oltre che dal corpo insegnati, anche dai dirigenti scolastici, gli ispettori dell’istruzione, ed i responsabili della pubblica amministrazione coinvolti nell’attuazione delle politiche educative. Il paragone usato dall’autore fotografa in modo chiaro la questione: consideriamo quasi un crimine che il medico non aggiorni le sue conoscenze, mentre siamo tutti accondiscendenti se a non aggiornarsi sono gli insegnati.
Merita considerazione, peraltro, il fatto che J.A. Marina ritenga focale la selezione e la formazione degli ispettori della Inspección educativa, un organo dell’Administration educativa strutturato e disciplinato in modo indipendente nel quadro dei criteri direttivi stabiliti dalla legge statale, Ley Organica 2/2006 de Educación., a livello locale da ciascuna Amministrazione autonoma, e a livello territoriale, dal Ministero dell’Istruzione. L’Inspección educativa si presenta, pertanto, come un quadro variegato, le cui funzioni sono eterogenee e spaziano dal supervisionare e controllare dal punto di vista pedagogico e organizzativo i complessi scolastici e i programmi didattici che questi seguono, analizzare i risultati del rendimento scolastico dei centri, partecipare alla valutazione dei docenti nelle procedure di selezione e definire il livello di formazione curriculare richiesta, a controllare l’assenteismo scolastico, incentivare l’uso di buone pratiche tra gli insegnanti e i funzionari dei centri (si veda T. Secadura Navarro, El referente de la inspección educativa: el centro docente versus el sistema educativo, Revista de la Asociación de Inspectores de Educación Espan͂a, fasc. 15, 2011). Ebbene, secondo l’autore, è necessario che il corpo degli ispectores diventi un’elite, composta da professionalità con molta esperienza, che possa così giocare un ruolo importante nel migliorare le competenze dei professori. In sostanza, riecheggia l’idea che per migliorare e innovare la scuola è necessario intervenire “a monte” sulla formazione e l’educazione del corpo burocratico coinvolto nell’attuazione delle politiche di riforma e gestione di essa.
Altra linea di riforma da percorrere, secondo l’Autore, è l’elaborazione di un meccanismo di controllo e valutazione degli insegnanti, sulla base del quale eventualmente parametrare la loro retribuzione. Alla definizione dei criteri di valutazione deve provvedere il Governo. Sul punto, peraltro, un interessante studio pubblicato dall’OECD nel 2014, già aveva messo in luce come rispetto alla media degli altri paesi, i professori spagnoli, alla pari d’altronde di quelli italiani, fossero i docenti sottoposti in misura minore a controlli esterni di valutazione sul proprio lavoro.
Infine, secondo lo studioso, è fondamentale che tutti i Ministri, a prescindere dal tipo di ministero cui sono preposti, conoscano il sistema istruzione, proprio in ragione del ruolo chiave che questo svolge nello sviluppo del paese, di cui è necessario tener conto nella redazione di tutte le politiche governative.
Il libro appena presentato di J.A. Marina costituisce, probabilmente, il manifesto ideologico da cui muove lo studioso nell’elaborazione del ‘Libro blanco de la función docente’, la cui redazione è previsto essere completata per fine novembre. Non si può fare a meno di evidenziare che alcune delle frontiere di riforma segnalate dall’Autore coincidono con gli ambiti in cui si è mossa la riforma “Buona Scuola” approvata in Italia nel luglio 2015 che come noto, tra le altre novità, ha introdotto nuovi meccanismi di valutazione degli insegnanti.

Qui il link dell’articolo su El Pais

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