
3 novembre 2025
a cura di Agnese Trani
La strategia “Vision for Agriculture and Food 2040”, pubblicata dalla Commissione europea il 19 febbraio del 2025, rappresenta un importante documento strategico volto a delineare la visione comunitaria per il settore agroalimentare e agricolo entro il 2040. Essa si colloca nel solco della Politica Agricola Comune varata per il quinquennio 2023-2027, ma ne amplia l’orizzonte temporale, proponendosi come quadro programmatico di lungo periodo, destinato a orientare la prossima fase della PAC e delle future politiche agricole europee. La Vision si inserisce altresì nella più ampia iniziativa della “Bussola della competitività dell’UE”, intesa a rilanciare la competitività europea in un contesto globale di transizione ecologica e tecnologica. Si tratta, in sostanza, di un atto di indirizzo politico-amministrativo che definisce gli obiettivi strategici e i criteri di governance cui gli Stati membri dovranno attenersi nelle rispettive programmazioni.
La genesi del documento è frutto di un ampio processo di consultazione, avviato nel 2024 attraverso il dialogo strategico sul futuro dell’UE tra Commissione, governi nazionali, organizzazioni agricole, rappresentanze sociali e mondo accademico. La partecipazione estesa e la natura non vincolante dell’atto ne fanno uno strumento di soft law, con forti implicazioni per l’azione amministrativa e per la definizione del diritto dell’Unione in materia agricola e alimentare. L’obiettivo generale è la costruzione di un sistema agroalimentare più attrattivo, competitivo, resiliente, sostenibile e territorialmente giusto, in grado di garantire redditi equi agli agricoltori, sicurezza alimentare, tutela ambientale e coesione tra aree rurali e urbane.
La Vision 2040 si articola attorno a quattro aree prioritarie fondamentali. In primo luogo, la creazione di un’agricoltura attrattiva per le nuove generazioni, mediante politiche di stabilizzazione e diversificazione delle fonti di reddito e incentivi per l’insediamento giovanile. In secondo luogo, il rafforzamento della competitività e della resilienza, con la predisposizione di strumenti di protezione dalle crisi climatiche e di mercato e l’armonizzazione degli standard di produzione tra Unione e paesi terzi importatori. Come osservato nel rapporto Niinistö – documento elaborato nell’ambito del dialogo strategico sul futuro dell’UE, redatto sotto la guida dell’ex Primo ministro finlandese Sauli Niinistö e pubblicato nel gennaio 2025 – bisogna «essere meglio preparati non solo a sopravvivere, ma a prosperare in questa nuova realtà». Il terzo asse abbraccia l’innovazione e la sostenibilità come fattori strutturali della resilienza di lungo periodo. Il documento mira a coniugare la crescita con gli obiettivi climatici dell’Unione, responsabilizzando gli attori della filiera e incentivando pratiche agricole sostenibili. Infine, dedica ampio spazio alle condizioni di vita nelle aree rurali, promuovendo un’integrazione più forte tra politiche agricole e sviluppo rurale.
Si introduce una rinnovata governance del settore, orientata alla costruzione di fiducia e dialogo tra istituzioni europee, amministrazioni nazionali e regionali, organizzazioni agricole e comunità locali. La Commissione propone di superare la tradizionale impostazione gerarchica del rapporto tra Unione, Stati membri e operatori, favorendo un modello di co-programmazione multilivello. Ciò implica coinvolgimento delle amministrazioni nazionali e regionali – sin dalle prime fasi di definizione delle strategie, e non solo nella loro attuazione – e partecipazione diretta delle organizzazioni agricole e delle comunità locali. Questa impostazione richiama la logica della sussidiarietà orizzontale, secondo cui la pubblica amministrazione non esercita soltanto funzioni di controllo o erogazione di aiuti, ma diventa motore di innovazione e sostenibilità. In quest’ottica, la Vision prevede la creazione del nuovo Consiglio europeo per l’agricoltura e l’alimentazione, destinato ad assistere la Commissione nella formulazione di politiche inclusive, fornendo consulenza strategica e favorendo una nuova cultura del dialogo tra i diversi attori della catena agroalimentare. Allo stesso modo, la Rete della PAC continuerà a svolgere un ruolo di raccordo tra gli stakeholders, mentre i dialoghi annuali sulle politiche giovanili garantiranno il coinvolgimento diretto dei giovani agricoltori e dei cittadini nelle scelte di settore.
Una delle innovazioni più significative è l’enfasi posta sulla digitalizzazione e sull’interoperabilità dei sistemi informativi. La Vision promuove l’utilizzo delle nuove tecnologie – compresa l’intelligenza artificiale – per il raggiungimento di obiettivi di efficienza, riduzione degli oneri burocratici, connettività e creazione di spazi digitali comuni, tenendo anche conto dei recenti sviluppi dello Spazio comune europeo dei dati agricoli. L’uso di tecnologie satellitari, droni, sensori intelligenti è incoraggiato per rendere più efficienti le verifiche, semplificare gli adempimenti e migliorare la trasparenza nella gestione dei fondi pubblici. In tale quadro, la digitalizzazione non è solo un mezzo tecnico, ma diviene principio ispiratore di un’amministrazione efficiente e responsabile.
La semplificazione – profondamente connessa alla digitalizzazione – rappresenta un altro pilastro della strategia. Gli agricoltori devono essere «imprenditori e fornitori di servizi», non soggetti gravati da oneri burocratici eccessivi. In linea con quanto evidenziato anche nella relazione Draghi sulla competitività europea, la Vision denuncia l’impatto negativo di requisiti eccessivi e di obblighi di rendicontazione sproporzionati sulla competitività dell’economia europea e sull’innovazione, individuando nelle nuove tecnologie la principale leva per ridurre la complessità amministrativa.
Rispetto al Green Deal e alla strategia Farm to Fork, la Vision 2040 si pone come elemento di discontinuità. Le strategie del 2020 erano basate su obiettivi ambientali quantitativi e vincolanti, come la riduzione del 50% dei pesticidi o l’estensione al 25% della superficie agricola destinata al biologico. La nuova impostazione privilegia la flessibilità e la semplificazione: non più target imposti uniformemente, ma obiettivi costruiti in collaborazione con gli attori territoriali. Tuttavia, tale cambio di paradigma non è privo di rischi: il nuovo approccio può tradursi in un indebolimento dell’ambizione ecologica. La sfida che si prospetta è quella di mantenere un equilibrio tra semplificazione, produttività e rigore ambientale, evitando che la flessibilità diventi sinonimo di arretramento.
In prospettiva, la futura PAC dovrà essere più semplice e mirata. Il pacchetto di semplificazione presentato nel maggio 2025 rappresenta un primo passo in questa direzione, introducendo strumenti come il riconoscimento automatico della conformità ambientale per le aziende biologiche, l’aumento dei pagamenti forfettari per i piccoli agricoltori e l’uso sistematico di controlli digitali unificati. È un primo esempio di come il documento, da atto programmatico, possa tradursi in strumenti legislativi e operativi.
Alla luce del contesto europeo così delineato, merita particolare attenzione il disegno di legge “ColtivaItalia”, approvato dal Consiglio dei ministri nel luglio 2025 con procedura d’urgenza e, al momento, in attesa di trasmissione al Parlamento. Il provvedimento, collegato alla legge di bilancio 2026, si presenta come una misura di rafforzamento del settore agricolo nazionale e si articola in una serie di interventi economici, organizzativi e tecnologici. Presentato dal Ministro Lollobrigida come un atto di discontinuità rispetto alle politiche europee, il ddl mira a riaffermare una visione nazionale dell’agricoltura fondata sulla produttività, sulla sovranità alimentare e sulla semplificazione. Nonostante l’intento politico asserito sia quello di marcare una distanza dal modello comunitario, il testo finisce per toccare molti dei temi centrali della Vision 2040: la digitalizzazione dei processi, la riduzione degli oneri amministrativi, il sostegno al ricambio generazionale e la valorizzazione delle filiere strategiche.
Il disegno di legge prevede un impegno finanziario complessivo di oltre un miliardo di euro per il triennio 2026-2028, articolato in diversi capitoli. Il Fondo per la Sovranità Alimentare, dotato di 300 milioni, mira a sostenere la produzione di colture e filiere considerate strategiche, riducendo la dipendenza dalle importazioni e rafforzando la sicurezza alimentare. Ingenti misure sono previste contro l’abbandono delle aree rurali. Sono introdotte agevolazioni fiscali per i contratti di filiera quinquennali e incentivi per il credito agricolo a giovani e donne; si prevede inoltre che l’ISMEA gestisca bandi per la concessione di terreni pubblici ai nuovi agricoltori, con opzione di riscatto dopo un periodo di utilizzo.
Anche in questo caso un capitolo centrale riguarda la digitalizzazione. Il disegno di legge propone di trasformare l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA) in “AgeaIT”, ente pubblico con competenze in materia di innovazione tecnologica, gestione dati e intelligenza artificiale applicata all’agricoltura. La nuova agenzia avrà il compito di sviluppare strumenti informatici per la tracciabilità dei prodotti, la semplificazione delle domande di contributo e il monitoraggio delle superfici coltivate, in linea con l’impostazione europea di interoperabilità e controllo digitale. Tra gli altri obiettivi figurano il sostegno alla ricerca e all’innovazione, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e la semplificazione dei procedimenti ministeriali.
In termini di assetto amministrativo, il ddl prevede un pacchetto di interventi che mirano alla semplificazione amministrativa e alla riduzione di tempi e oneri burocratici. In quest’ottica, le istruttorie dei Centri autorizzati di assistenza agricola (CAA) diventeranno immediatamente esecutive per le pratiche prive di valutazioni discrezionali – come, ad esempio, le richieste di contributo automatico o di rimborso standardizzate – garantendo una attuazione più rapida ed efficiente degli interventi. Tuttavia, l’impianto complessivo del provvedimento non integra pienamente il paradigma di gestione multilivello prospettato a livello europeo: le Regioni e gli enti locali risultano coinvolti in misura limitata nella fase di programmazione, e non sono previsti strumenti strutturati di co-programmazione o di partecipazione territoriale comparabili a quelli delineati dalla Vision for Agriculture and Food 2040.
La dissonanza con la strategia europea è altrettanto profonda dal punto di vista contenutistico: la sostenibilità è intesa in senso prevalentemente economico e produttivistico, con scarsa attenzione ai profili ambientali o agroecologici. Mancano misure specifiche di sostegno a modelli agricoli sostenibili o di incentivo alla riduzione delle emissioni. Il modello proposto è quello di una pubblica amministrazione che interviene direttamente per rilanciare la produttività e garantire la stabilità dei redditi agricoli, più che per promuovere un processo di transizione sostenibile, improntato al dialogo.
Il disegno di legge, pur presentandosi come intervento di rilancio e razionalizzazione del settore agricolo, appare, allo stato attuale, carente di una visione di lungo periodo e non sembrerebbe ancora in grado di integrare del tutto gli obiettivi di sussidiarietà orizzontale e di co-programmazione che costituiscono l’asse portante della strategia europea. Ciò risulta particolarmente evidente se si considera l’entità delle risorse stanziate, che avrebbe richiesto un impianto programmatico più coerente con la prospettiva evolutiva delineata dalla Vision 2040. L’arretramento sul piano della sostenibilità ambientale è marcato: il disegno di legge, pur evocando la necessità di garantire sicurezza e autonomia alimentare in un contesto di crescente instabilità internazionale, non riesce a individuare un equilibrio tra produttività, efficienza e tutela ambientale; obiettivo verso il quale l’Unione europea ha invece cercato di orientare la propria governance agricola. Ne emerge un modello amministrativo ancora centrato su logiche settoriali e di breve periodo, che fatica a tradurre in chiave sistemica e partecipativa la transizione ecologica richiesta a livello europeo.
Dal punto di vista giuridico, occorre però considerare che il disegno di legge si trova ancora in una fase embrionale: la sua reale portata potrà essere misurata solo all’esito dell’iter legislativo e della successiva fase di implementazione amministrativa. Solo allora sarà possibile valutare se e in che misura esso riuscirà a coniugare la produttività agricola con la sostenibilità ambientale e sociale, restituendo alla pubblica amministrazione un ruolo di coordinamento e non solo di intervento diretto, in linea con la governance partecipativa e multilivello promossa dalla Vision 2040.