Lab-IP

I PRIMI SEI MESI DELL’AMMINISTRAZIONE TRUMP

17 marzo 2025

a cura di Filippo Buzi

Il discorso di Donald Trump al Congresso lo scorso 4 marzo 2025 ha confermato che il principio guida della sua amministrazione è rappresentato dallo slogan ‘America First’. Le priorità del governo Trump riguardano il rilancio dell’economia americana, con un focus sul pareggio del bilancio e il rafforzamento della sicurezza nazionale.

Nell’ambito delle misure adottate per ridurre il debito pubblico, il Presidente ha sottolineato l’importanza del Dipartimento per l’Efficienza Governativa (DOGE), istituito il 20 gennaio 2025, con l’adozione dell’Ordine Esecutivo n. 14158. Sebbene denominato “dipartimento”, il DOGE non è un’agenzia federale, in quanto la sua istituzione non è stata approvata dal Congresso, ma rappresenta un organismo consultivo temporaneo, con mandato fino a luglio 2026. Lo scopo principale del DOGE è la digitalizzazione e modernizzazione della burocrazia pubblica, per massimizzare l’efficienza amministrativa, in collaborazione con l’United States Digital Services (USDS). A tale scopo si prevede la costituzione di un DOGE team in ogni agenzia federale, composto da un team leader, un ingegnere, uno specialista in risorse umane e un avvocato, con il compito di agevolare l’implementazione dell’agenda DOGE. Nel suo discorso, Trump ha fatto riferimento a Elon Musk come vertice del dipartimento, ma su ciò sorgono critiche e dubbi. Secondo alcune fonti, Musk sarebbe semplicemente un dipendente della Casa Bianca.  Inoltre, il Presidente ha annunciato le prime azioni intraprese dal dipartimento per combattere l’inflazione e ridurre il deficit. Tra queste, ha evidenziato l’eliminazione di spese ritenute fraudolente, ammontanti a miliardi di dollari. Alcuni esempi includono 22 miliardi di dollari per alloggi e automobili per immigrati illegali, 45 milioni di dollari per borse di studio sulla diversità in Birmania, 40 milioni di dollari per l’inclusione economica di migranti sedentari, 8 milioni di dollari per diritti LGBTQI+ in Lesotho, 60 milioni di dollari per il sostegno a popolazioni indigene e afro-caraibiche in America Centrale, 32 milioni di dollari per propaganda politica in Moldavia, 10 milioni di dollari per circoncisione maschile in Mozambico, 101 milioni di dollari per contratti D.E.I. presso il Dipartimento dell’Istruzione ecc… Oltre al taglio di queste spese, Donald Trump ha annunciato una drastica riduzione nel numero di stipendi dei dipendenti federali, sulla base di indagini condotte dal DOGE nei primi due mesi dell’amministrazione Trump. Secondo Trump, DOGE avrebbe individuato frodi in ambito della Sicurezza Sociale, essendoci milioni di persone registrate dalle età improbabili, fino a oltre i 300 anni. Inoltre, durante il primo incontro del Cabinet, Musk ha denunciato l’esistenza di individui fittizi e stipendi versati a persone decedute. In risposta a tale problema, Musk ha implementato un sistema di verifica via email, che impone ai dipendenti federali di rispondere descrivendo il lavoro svolto nella settimana precedente. La mancata risposta comporterebbe la cessazione automatica del contratto. Di fronte alle resistenze delle agenzie federali per presunta ingerenza governativa, Musk ha chiarito che questa misura non incarna una valutazione delle prestazioni, ma un controllo per verificare la presenza di dipendenti effettivi. L’obiettivo dichiarato è eliminare sprechi e inefficienze, mantenendo solo coloro che svolgono un ruolo essenziale nel settore pubblico.  Secondo le dichiarazioni dell’amministrazione, il DOGE avrebbe già annullato oltre 2.300 contratti fraudolenti, generando un risparmio di circa 8,9 miliardi di dollari, anche se la CNN ha segnalato la mancanza di evidenze sufficienti per confermare l’affidabilità di tali informazioni.

Un’altra iniziativa mirata alla riduzione del debito pubblico è la proposta della Gold Card, annunciata da Trump al Congresso come una versione più sofisticata della Green Card, disponibile per l’acquisto a 5 milioni di dollari. La Gold Card rappresenterebbe un nuovo tipo di visto, che garantirebbe ai suoi acquirenti lo status di residente permanente negli Stati Uniti e un percorso facilitato verso la cittadinanza. Il Presidente ha illustrato due scenari di utilizzo. Nel primo, le aziende potrebbero acquistare una Gold Card per attrarre talenti stranieri meritevoli, che frequentano università statunitensi di alto livello, ma che rischiano di perdere offerte di lavoro a causa di incertezze sul loro status di immigrazione e la corrispettiva possibilità di rimanere sul territorio nazionale.  Nel secondo scenario, investitori stranieri facoltosi potrebbero acquistare la Gold Card, per stabilirsi negli Stati Uniti. Di conseguenza, tali individui contribuirebbero all’economia nazionale attraverso investimenti, pagamento delle tasse negli Stati Uniti e creazione di numerosi posti di lavoro. L’introduzione della Gold Card sarebbe affiancata dall’imposizione di tariffe sulle importazioni, spingendo gli investitori a trasferire la produzione direttamente negli Stati Uniti ed ad acquistare la nuova card. Questo progetto solleva un interrogativo: durante il primo incontro del Governo, il Ministro del Commercio Howard Lutnick ha evidenziato che la Gold Card andrebbe a modificare l’EB-5, il programma governativo di visto per investitori immigrati, istituito dal Congresso nel 1990. Poiché qualsiasi modifica a questo programma richiede un intervento legislativo, il Presidente non avrebbe l’autorità di creare un nuovo tipo di visto alterandone le disposizioni.

Altra misura menzionata da Trump al Congresso è l’imposizione di dazi sulle importazioni, con particolare attenzione a Cina, Canada e Messico. Il potere di Trump di introdurre queste tariffe attraverso ordini esecutivi deriva dalla dichiarazione di emergenza nazionale del 20 gennaio scorso, con la quale ha giustificato i dazi come strumento di protezione degli Stati Uniti dall’immigrazione illegale e dal traffico illecito di fentanyl. Tuttavia, queste misure hanno anche un evidente obbiettivo economico, mirato ad aumentare le entrate fiscali nazionali.  Il 1° febbraio, Trump ha firmato un ordine esecutivo imponendo dazi del 10% su tutte le importazioni dalla Cina e del 25% su quelle provenienti da Canada e Messico. Il 3 febbraio, tuttavia, il Presidente ha sospeso temporaneamente l’imposizione di dazi verso Canada e Messico fino al 4 Marzo. A partire dal 4 febbraio, i dazi del 10% sulle importazioni cinesi sono entrati in vigore e, dal 4 marzo, l’aliquota è stata aumentata al 20%. Nello stesso giorno, sono diventate effettive i dazi del 25% sulle importazioni da Canada e Messico, con l’eccezione delle risorse energetiche e minerali canadesi, che sono soggette a un’imposta del 10%. Il 6 marzo, però, Trump ha annunciato la sospensione dei dazi su tutti i prodotti coperti dall’USMCA fino al 2 aprile.  L’USMCA, accordo siglato tra Stati Uniti, Canada e Messico ed entrato in vigore il 1° luglio 2020, ha creato un’area di libero scambio tra i tre Paesi. 

A livello globale, Trump ha annunciato ulteriori misure tariffarie. Il 12 febbraio ha disposto l’imposizione di dazi del 25% su tutte le importazioni di alluminio e acciaio, con decorrenza dal 12 marzo, e ha lasciato intendere un’alta probabilità di estendere lo stesso trattamento a rame e legname stranieri. Il 13 febbraio ha inoltre discusso l’eventualità di imporre dazi reciproci sulle importazioni, affermando nel suo discorso al Congresso il 4 Marzo: ‘In media, l’Unione Europea, la Cina, il Brasile, l’India, il Messico, il Canada e innumerevoli altre nazioni ci applicano dazi molto più elevati di quelli che noi applichiamo a loro… Questo sistema non è equo nei confronti degli USA, quindi il 2 aprile entreranno in vigore i dazi reciproci: qualunque tassa ci impongano gli altri Paesi, noi la imporremo a loro’. Durante lo stesso intervento, Trump ha anche annunciato l’introduzione di dazi sui prodotti agricoli in ingresso negli Stati Uniti, che entreranno in vigore il 2 aprile, prevedendo un breve periodo di adattamento.

L’obbiettivo finale di queste misure è incentivare la produzione interna, riducendo la dipendenza dagli approvvigionamenti esteri e, al contempo, favorendo gli investimenti diretti in territorio statunitense.

L’altra grande priorità dell’amministrazione Trump è la sicurezza nazionale, con particolare attenzione alla protezione dei confini. Il 20 gennaio 2025, Trump ha subito dichiarato lo Stato di Emergenza Nazionale al Confine con il Messico. Durante il discorso al Congresso, Trump ha denunciato l’ingresso di 21 milioni di persone durante la Presidenza Biden, a causa della c.d. open borders policy. Secondo Trump, tra di essi vi sarebbero assassini, trafficanti di essere umani e membri di gang criminali. Tra i casi che, secondo il Presidente, dimostrano l’urgenza di una politica migratoria più severa, spicca l’omicidio di Laken Riley, una studentessa di 22 anni assassinata da un membro della gang venezuelana ‘Tren de Aragua’. L’aggressore, ha sottolineato Trump, sarebbe entrato illegalmente negli Stati Uniti durante l’amministrazione Biden, approfittando della open border policy. In risposta a tale tipo di evento, il 29 gennaio Trump ha firmato il Laken Riley Act, che impone la detenzione di tutti i criminali clandestini pericolosi. Nell’ottica della sicurezza interna, l’amministrazione ha avviato la più vasta repressione dell’immigrazione clandestina nella storia degli Stati Uniti. Da fine gennaio, si contano: oltre 23 mila arresti e 18 mila deportazioni; in conseguenza degli insistenti raids dell’ICE, un picco di 872 arresti al giorno a fine gennaio, sceso poi a 600 al giorno a febbraio e 600 deportazioni al giorno per mano dell’ICE a metà febbraio. Il numero di detenuti sotto la custodia dell’ICE è in crescita esponenziale, raggiungendo a febbraio un picco di 44 mila persone. Inoltre, rispetto all’amministrazione Biden, il numero di detenuti rilasciati in libertà condizionale è drasticamente diminuito. Gli arresti superano le deportazioni, poiché, secondo Trump, i criminali più pericolosi vengono trattenuti negli Stati Uniti per evitare il rischio che possano rientrare illegalmente nel Paese in seguito a deportazione. Inoltre, Trump ha dichiarato l’intenzione di utilizzare la prigione di Guantánamo Bay (Cuba) come centro di detenzione per gli immigrati illegali pericolosi. Parallelamente all’operato dell’ICE, al confine con il Messico, continua l’attività del Border Patrol, che, oltre ad effettuare arresti, respinge direttamente numerosi individui che tentano di entrare illegalmente negli Stati Uniti, senza trasferirli alla custodia dell’ICE.

Trump ha concluso il suo discorso al Congresso annunciando di aver inviato una richiesta di finanziamento dettagliata, volta a rafforzare la sicurezza nazionale contro la minaccia rappresentata dai criminali clandestini e a realizzare la più vasta operazione di deportazione nella storia americana.

 In conclusione, nei primi due mesi del suo mandato, Trump ha puntato su sicurezza, controllo dell’immigrazione e protezionismo economico. Le sue politiche mirano a rafforzare i confini, ridurre la burocrazia e rilanciare l’economia.

FacebooktwitterredditpinterestlinkedintumblrmailFacebooktwitterredditpinterestlinkedintumblrmail