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Amministrazione condivisa: Roma firma il suo primo Patto di collaborazione

28/04/2022

A cura di Beatrice Tabacco

Lo scorso 7 aprile è stato firmato a Roma nel municipio VIII il primo Patto di collaborazione del Comune di Roma. Oggetto del patto è la gestione e la manutenzione del playground “Campetto di Piero”, area attrezzata situata in zona Roma70.
Il Patto di collaborazione è stato frutto della collaborazione tra l’assessora alle politiche scolastiche del municipio Roma 8 Francesca Vetrugno, la direttrice dello stesso municipio Angela Musumeci e cinque realtà territoriali. Dopo alcuni incontri operativi di preparazione, ai quali hanno partecipato oltre alla direttrice e all’assessora anche alcuni tecnici del Municipio, il personale di Labsus e i rappresentanti delle associazioni, si è giunti a produrre il testo del Patto, approvato con una delibera della Giunta Municipale il 31 marzo 2022 e firmato il 7 aprile 2022, alla presenza dell’assessora all’ambiente del Comune di Roma, Sabrina Alfonsi, e del presidente emerito di Labsus, Gregorio Arena.
Nel 2019 è stata inserita nella legge regionale 10/19 “Promozione dell’amministrazione condivisa dei beni comuni”, la possibilità di applicare i Patti di collaborazione alle aree verdi della città. Successivamente, nel 2020 è stato adottato il “Regolamento sull’amministrazione condivisa dei beni comuni” che, all’art 4, disciplina nel dettaglio lo strumento.
I Patti di Collaborazione sono il principale strumento per l’attuazione dell’amministrazione condivisa dei beni comuni. Il Patto è l’accordo tramite il quale uno o più cittadini attivi e un soggetto pubblico definiscono i termini della collaborazione per la cura di beni comuni materiali e immateriali. In particolare, il Patto individua il bene comune, gli obiettivi, l’interesse generale da tutelare, le risorse dei sottoscrittori, la durata del Patto e le responsabilità. Il Patto di collaborazione si configura come uno strumento diverso rispetto agli altri più noti a cui solitamente fanno ricorso le PA (affidamenti, concessioni e simili). Tra le sue caratteristiche c’è un’alta informalità, che permette al soggetto pubblico di interfacciarsi anche con gruppi informali, comitati e abitanti di un quartiere uniti solo dall’interesse di promuovere la cura di un bene comune specifico.
L’accordo è strutturato da entrambe le parti in comunione, andando a formare una disciplina ad hoc sul bene, di conseguenza efficace ed efficiente per la cura e promozione dello stesso. L’iniziativa per un nuovo Patto di collaborazione può venire “dall’alto” o “dal basso” ma risulta sempre come azione che non può prescindere dal responsabilizzare le diverse parti contraenti, che si impegnano a rispettare gli impegni pattuiti.
I Patti di collaborazione appartengono agli strumenti di amministrazione condivisa disciplinati nel
regolamento sull’amministrazione condivisa dei beni comuni, che in attuazione del principio costituzionale di sussidiarietà orizzontale di cui all’art 118, co 4, consente ai cittadini e all’amministrazione pubblica di svolgere su un pian paritario attività di interesse generale, concernenti la cura, la rigenerazione e la gestione condivisa.
L’accordo sul Campetto di Piero si realizza quattro anni dopo l’introduzione dei Patti di collaborazione tra gli strumenti a disposizione del Comune e potrebbe rappresentare il segnale d’avvio per una diverso utilizzo dei beni comuni di Roma. Le aree verdi sono state oggetto di regolamenti con un percorso lungo e tortuoso, che ha però portato all’introduzione del primo strumento di l’amministrazione condivisa. Gli stessi patti possono essere applicati anche per gestire l’immenso capitale immobiliare del Comune di Roma? A livello teorico non ci sono limiti all’applicabilità di questo strumento, però un bene immobile comprende una serie di
complessità che sicuramente non possono essere ignorate: dalla destinazione d’uso alla manutenzione ordinaria e straordinaria, per non parlare dei servizi e della funzione sociale che questi stessi immobili dovrebbero rappresentare. Per questo tipo di rapporti è stata individuata la fattispecie dei Patti di collaborazione complessi, disciplinati all’art 7 del suddetto regolamento. Il Patto complesso prevede non solo la manutenzione del bene ma anche il recupero, la trasformazione e la gestione continuata del bene.
Sebbene i Patti di collaborazione siano uno strumento relativamente nuovo e non siano ancora stati realizzati nella loro forma complessa, la quale permetterà di costruire delle progettualità più durature anche su beni che non rientrano tra le aree versi, l’inserimento dei Patti di collaborazione tra gli strumenti per una nuova gestione del patrimonio dei beni pubblici di Roma potrebbe rappresentare un passaggio fondamentale verso un welfare comunitario che prevede pubbliche amministrazioni e cittadini privati ugualmente coinvolti nel raggiungimento di obiettivi di interesse generale.

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