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FRANCIA, GERMANIA, SPAGNA, REGNO UNITO: LE DIFFERENZE NELLE MISURE ANTI-CRISI A SOSTEGNO DELLE IMPRESE.

25 maggio 2020

LUCREZIA SINIBALDI

Le risposte dei principali Stati europei alla crisi economica provocata dal covid-19 sono state, nella maggior parte dei casi, mirate, tempestive e su larga scala, in linea con la portata della pandemia e la sua velocità di diffusione: i governi hanno messo in campo piani di aiuti straordinari per sostenere le rispettive economie e la Bce è intervenuta prontamente con una forte politica monetaria per rassicurare i mercati e restaurare la fiducia. I governi nazionali hanno reagito con strategie differenti per sostenere le proprie economie, ma, spinti da alcune priorità comuni, si sono mossi nella stessa direzione. Tutti i governi, infatti, si sono impegnati per tutelare i lavoratori, salvaguardando i posti di lavoro, e per sostenere le famiglie, le imprese e i settori più colpiti dalla crisi tramite, ad esempio, la sospensione dei versamenti fiscali e la concessione di garanzie statali sui prestiti bancari, così da assicurare la continuità nell’accesso al credito. Tralasciando i provvedimenti finora adottati dal governo italiano, già commentati in precedenza, si riassumono, in questa sede, i principali interventi posti in essere da Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, in particolare quelli adottati a sostegno delle imprese e dei lavoratori, che si differenziano per caratteristiche e modalità di attuazione.

 Il governo francese, a marzo, ha approvato definitivamente la legge che modifica la finanziaria per il 2020 (LOI n° 2020-289 du 23 mars 2020 de finances rectificative pour 2020) e quella per il contrasto all’epidemia COVID-19 (LOI n° 2020-290 du 23 mars 2020 d’urgence pour faire face à l’épidémie de covid-19), due provvedimenti che hanno definito un pacchetto di aiuti a sostegno del sistema economico dal valore di 45 miliardi di euro, pari a circa il 2% del Pil. Tra le principali misure adottate vi sono: il supporto in termini di liquidità alle imprese mediante la proroga dei versamenti erariali e contributivi, il sostegno al reddito dei lavoratori occupati a orario ridotto e l’istituzione di un fondo di solidarietà pari a un miliardo di euro per fornire assistenza alle piccole imprese con un fatturato inferiore a un milione di euro che hanno perso il 70% (poi ridotto al 50%) del loro fatturato tra marzo 2019 e marzo 2020. Inoltre, la legge che modifica la finanziaria per il 2020 prevede che lo Stato può accordare delle garanzie sui crediti concessi dalle banche alle imprese tra il 16 marzo 2020 e il prossimo 31 dicembre 2020. La nota di aprile del Servizio studi del Senato spiega che «Si tratta in particolare di tre schemi di garanzia: due di questi consentono alla banca di investimento pubblica francese, Bpifrance, di fornire garanzie di Stato sui prestiti commerciali e sulle linee di credito concesse alle imprese con un numero massimo di dipendenti fino a 5.000. Il terzo schema fornirà una garanzia di Stato alle banche sui portafogli di nuovi prestiti concessi a imprese di ogni tipo». In questo modo, le banche possono sostenere le imprese colpite dall’emergenza e fornirgli la liquidità di cui hanno bisogno.

 Il governo federale tedesco, il 23 marzo 2020, ha adottato il «Corona-Krisenpaket» (pubblicato in gazzetta ufficiale il 27 marzo), un pacchetto di misure, composto da sei leggi, volto a contrastare gli effetti della diffusione del Covid-19 e della conseguente crisi economica in Germania. Come spiega il Servizio studi del Senato «le prime due leggi (…) – Legge per l’istituzione di un addendum al Bilancio federale per l’esercizio 2020 e la Legge istitutiva di un Fondo per la stabilizzazione economica – disegnano, nel loro insieme, un intervento complessivo del valore stimato di circa 1.100 miliardi di euro». Il governo tedesco ha annunciato il via libera ad uno stanziamento di 156 miliardi di euro per finanziare nuovi prestiti: viene ampliato l’accesso ai sussidi per il lavoro a breve termine e semplificato l’accesso per i lavoratori autonomi al reddito base. Sono poi garantiti 50 miliardi di euro in sovvenzioni ai titolari di imprese di piccole dimensioni, con un massimo di 10 dipendenti. In particolare, attraverso il nuovo Fondo per la stabilizzazione economica (Wsf) e il KfW (l’Istituto di Credito per la Ricostruzione), si è provveduto ad aumentare la quantità e a estendere l’accesso alle garanzie sui prestiti pubblici per diverse tipologie di imprese. Nella nota del Centro Studi del Senato, è riportato che questo fondo «stanzia un totale di 600 miliardi di euro per il sostegno delle grandi aziende, di cui: 400 miliardi di euro di garanzie per i debiti di imprese colpite dalla crisi; 100 miliardi di euro per prestiti o investimenti azionari nelle imprese e altri 100 miliardi di euro per sostenere il KfW». Inoltre, è previsto che, qualora necessario, le grandi imprese potranno essere nazionalizzate e parte delle somme messe a disposizione saranno accantonate come parte di un «fondo di disponibilità» generale. Pertanto, l’intervento tedesco si presenta come un piano organico articolato su diverse linee di intervento, per consentire a tutte le imprese di beneficiare delle garanzie e accedere al credito, finanziare le azioni volte a salvare le imprese e la partecipazione nel capitale delle aziende strategiche, nonché sostenere il lavoro autonomo e le imprese di piccole dimensioni. Le misure economiche adottate dalla Germania sono, senza dubbio, razionali, intelligenti ed efficaci: con la nuova garanzia pubblica sui crediti, infatti, le banche possono tenere in vita le imprese, le quali, a loro volta, possono garantire gli stipendi su cui i lavoratori continueranno a versare le tasse. In questo modo, il circuito economico rimane in piedi nonostante sia fermo. Inoltre, le garanzie sui crediti delle banche non creano debito pubblico aggiuntivo perché il debito verrà contabilizzato se e quando i crediti garantiti non saranno più esigibili.

 La Spagna con tre decreti legge reali ha approvato misure dal valore complessivo di 8,9 miliardi di euro, circa lo 0,7% del Pil. Una parte delle misure riguarda i lavoratoricolpiti dall’emergenza sanitaria, i quali possono ricevere i sussidi di disoccupazione attraverso l’Expedientes Temporales de Regulación de Empleo (Erte). Si tratta di un meccanismo assimilabile a una sorta di licenziamento temporaneo, tramite cui le imprese possono sospendere le proprie strutture produttive, garantendo, al contempo, ai lavoratori il sussidio di disoccupazione e il ritorno al proprio posto di lavoro una volta terminata l’emergenza. Inoltre, è previsto che le imprese che mantengono i posti di lavoro facendo ricorso a ERTE siano esentate dal pagamento dei contributi sociali, mentre per le piccole e medie imprese è prevista una proroga di 6 mesi per le scadenze dei versamenti erariali. Il governo spagnolo ha poi deciso di ampliare fino a 100 miliardi di euro l’ammontare delle garanzie pubbliche sui prestiti ai lavoratori autonomi e alle imprese, sia quelle di piccole sia quelle di grandi dimensioni. Altri due provvedimenti finanziari che meritano di essere ricordati riguardano: lo stanziamento di 10 miliardi di euro per le linee di credito dell’Istituto di credito ufficiale (Instituto de Crédito Oficial –Ico) e l’introduzione di una linea di credito speciale, attraverso l’Ico, a favore del settore turistico.

Il Regno Unito ha approvato un pacchetto di misure fiscali stimato dall’Ocse in 401,5 miliardi di sterline (18,1% del Pil), a cui si aggiungono il Coronavirus Job Retention Scheme e il Self-Employed Income Support Scheme, a favore, rispettivamente, dei lavoratori dipendenti e degli autonomi. Il primo, approvato il 20 marzo, prevede che per i tre mesi successivi tutti i datori di lavoro possono fare domanda per una sovvenzione volta a coprire l’80% degli stipendi dei lavoratori fino a un massimo di 2.500 sterline per lavoratore al mese. Il secondo, invece, approvato il 26 marzo, è rivolto agli autonomi, i quali possono ricevere una sovvenzione fino all’80% dei guadagni negli ultimi tre anni con un limite di 2.500 sterline al mese per ciascuno. Per quanto riguarda le imprese, è stato definito un pacchetto di aiuti dal valore totale di 330 miliardi di sterline, che comprende due meccanismi principali attraverso cui le imprese possono accedere ai finanziamenti: il Covid Corporate Financing Facility (CCFF) e il Coronavirus Business Interruption Loan Scheme (CBILS). Con il primo, la Bank of England acquista debito a breve termine dalle grandi imprese, supportandole nella gestione delle scadenze relative a finanziamenti a breve termine e consentendo alle medesime di finanziare le passività di breve periodo grazie ad un maggiore flusso di cassa. Il secondo fornisce sostegno finanziario alle piccole imprese, garantendogli l’accesso al credito tramite finanziamenti, anticipo fatture e linee di credito, per un importo fino a 5 milioni di sterline e per un periodo massimo di 6 anni; gli istituti di credito finanziatori ricevono dal governo una garanzia pari all’80 per cento di ogni prestito erogato. In aggiunta a questo strumento, è stato approvato il Coronavirus Large Business Interruption Loan Scheme (CLBILS), volto a fornire una garanzia del governo pari all’80 per cento, cosicché le banche possono concedere prestiti fino a 25 milioni di sterline a grandi imprese con un fatturato annuo compreso tra 45 e 500 milioni di sterline. 

Dunque, i Paesi che hanno varato questi interventi straordinari per sostenere le proprie economie, hanno deciso di farlo espandendo il proprio debito pubblico. Non è possibile stimare con precisione e certezza la reale estensione di questi interventi e il loro impatto sulle finanze pubbliche. Secondo i dati riportati dal centro studi Bruegel, tra questi interventi quello posto in essere dalla Germania per fronteggiare l’emergenza economica e incentivare la ripresa è destinato, con ogni evidenza, a superare il resto d’Europa: è prevista, infatti, una spesa totale tra investimenti diretti e garanzie pari al 50% del Pil.

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