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L’Open Internet Order e il ruolo decisivo dell’opinione pubblica

di Elenasofia Liberatori

06/11/16

Il modello di partecipazione al procedimento amministrativo, previsto e sviluppatosi negli ordinamenti di Common Law, sin dai tempi della Magna Charta Libertatum, si caratterizza per essere basato su un’idea di potere limitato: il potere pubblico è, per sua natura, influenzato dal consenso della società. Espressione massima e recente di questo concetto può essere considerata la decision della Federal Communications Commission(FCC) del febbraio 2015.

L’Open Internet Order è stato emesso dalla Commissione, agenzia governativa per le comunicazioni, il 26 febbraio 2015 , a seguito di un dibattito lungo ed acceso, che ha coinvolto l’opinione pubblica americana nell’anno 2014, ma di cui si discute anche in Europa da circa cinque anni. Il punto focale della questione riguarda la cd. Net-Neutrality ed, in modo particolare, le modalità più efficaci ed efficienti per garantire tale principio.

La definizione di  Net-Neutrality ha creato non poche difficoltà e dissidi tra gli studiosi e gli esperti; Tim-Wu, accademico a cui si attribuisce il merito di aver coniato il termine, lo definisce «principio di progettazione», mostrando come sia, in realtà, complicato considerare il concetto come statico e ben definito. In effetti, anche considerando altre autorevoli opinioni, ciò che emerge è l’assoluta genericità di un termine così vasto che può appunto essere inteso nella sua più ampia accezione di principio. Volendo scegliere un significato da attribuire alla Net-neutrality, ai fini dell’argomento trattato, utilizzando la definizione fornita da Il Sole 24 Ore, «Per neutralità della rete s’intende il principio secondo cui gli operatori devono gestire il proprio traffico senza discriminazioni che danneggino concorrenza, innovazione e, in generale, i diritti degli utenti e delle aziende web».

La decision della FCC disciplina regole di garanzia degli utenti e della concorrenza; regole già dettate nel 2010, ma successivamente annullate dalla sentenza Verizon v. FCC del 2014, dove è stato contestato il fondamento legislativo su cui si era basata la stessa agenzia governativa statunitense . Nella sentenza in esame, infatti, la US. Court of Appeal ha affermato che l’ Order della FCC del 2010 non era applicabile alle cd. common carriers. La Corte ha evidenziato come, avendo la FCC classificato i fornitori di broadband nel Titolo I del Communication Act del 1934, dedicato alle General Provisions, la stessa Commissione aveva perso il diritto di dare ad essi una disciplina come common carriers, non potendoli considerare, dunque, fornitori di un pubblico servizio. Tale decisione, vantaggiosa per le grandi industrie fornitrici di rete broadband, ha di fatto rappresentato una sconfitta per i sostenitori del principio della Net-Neutrality. L’ Open Internet Order del 2015 ha ripreso buona parte della disciplina dettata dalla FCC nel 2010, preservando la natura aperta di Internet e garantendo l’accesso ad Internet come servizio pubblico, al pari dei servizi di telefonia di base.

La FCC ha modificato il Communication Act, inserendo nel Titolo II i servizi di accesso ad Internet broadband, in modo da avere un fondamento giuridico solido e dissipare i dubbi della Court of Appeal. La decision contiene tre  punti fondamentali, denominati bright line rules, che possono essere così classificati: No Blocking: è proibito il blocco di dispositivi, servizi, applicazioni e contenuti legali; No Throttling: è proibito alterare o degradare il traffico Internet; No Paid Prioritization: agli operatori di rete è proibito favorire parte del traffico Internet e di dare priorità a contenuti e servizi a pagamento. L’Order prevede, inoltre, che i fornitori di rete broadband non interferiscano con il libero accesso ad Internet degli utenti, né con l’uso di servizi, applicazioni o con la scelta di dispositivi.

L’ atto in esame è innovativo e di particolare rilevanza, non tanto per il suo contenuto, seppure di notevole importanza e utilità, quanto per il significato che esso assume nel panorama giuridico americano e, di riflesso, internazionale. Difatti, l’ Open Internet Order del 2015 è il prodotto di un confronto lungo e acceso che ha coinvolto il mondo dell’industria e della politica, fino all’intervento del Presidente Barack Obama, il quale ha fortemente insistito sulla natura di servizio pubblico dell’accesso ad Internet. Ciò che, però, ha maggiormente colpito è stata la partecipazione dell’opinione pubblica alla questione; la consultazione promossa dalla FCC nel 2014 ha  avuto l’adesione di ben 3,9 milioni di cittadini. La Commissione, nello specifico, aveva richiesto la partecipazione degli utenti attraverso l’invio di feedback, entro il 15 settembre 2014, sulla proposta di nuove regole per l’ Open Internet, avanzata dal Presidente della FCC, Tom Wheeler. I sostenitori del principio della Net-Neutrality si sono schierati a favore di un Internet aperto e paritario, chiedendo che non fossero avvantaggiati gli Internet Service Provider (Isp), i quali erano soliti concludere accordi con i fornitori di contenuti ( ad esempio YouTube), creando sostanzialmente due livelli di Internet, uno rapido ed uno lento, così come hanno evidenziato le Associazioni in difesa dei consumatori. In effetti, la decision della FCC favorisce gli utenti, garantendo loro un servizio Internet pubblico e “aperto”. Attraverso l’invio di commenti e feedback, milioni di cittadini hanno influenzato la Commissione nella scelta intrapresa, evitando una discriminazione che altrimenti si sarebbe venuta a creare nel sistema di Internet. Una decisione diversa da parte della FCC avrebbe, infatti, messo in discussione il principio della neutralità della rete; un principio sulla cui diffusione ed applicazione molti dubitano, anche a seguito dell’Open Internet Order del 2015.

In effetti, negli Stati Uniti, sono in corso varie azioni legali nei confronti della FCC da parte di importanti associazioni di operatori (ad esempio U.S. Telecom o CTIA), per fare in modo che non vengano applicate le regole sulla neutralità di rete, imposte proprio dalla Commissione statunitense. Nel Congresso USA, inoltre, è stata presentata una resolution of disapproval da parte dei Repubblicani, affinchè la Federal Communication Commission sia privata del potere di imporre norme sull’accesso ad Internet. Bisogna considerare, infine, che il caso specifico di sopra analizzato è stato studiato in Italia da esperti, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, al fine di poter introdurre regole simili sull’Open Internet nel nostro ordinamento; critiche in merito sono state avanzate sul fatto che la decision non fissa regole vincolanti sull’interconnessione, lasciando che le modalità e la quantificazione economica vengano regolati dal libero mercato.

Dunque, il provvedimento in esame, sebbene non sia del tutto efficace nel garantire la totale applicazione del principio della neutralità di rete, è, di certo, una dimostrazione dell’elevata considerazione del cittadino nel procedimento amministrativo, da parte dell’ordinamento statunitense; il fatto stesso di promuovere una consultazione pubblica, interessandosi in maniera così spiccata all’opinione dei privati, evidenzia quanto il potere pubblico, in questo sistema legislativo, si lasci condizionare dalla società. La partecipazione di milioni di utenti al procedimento amministrativo rende il cittadino protagonista di una vicenda che, in effetti, lo riguarda da vicino e garantisce che decisioni, prese “ai piani alti” in altri ordinamenti, siano per lo meno influenzate dalle opinioni di coloro ai quali l’attività amministrativa è, di fatto, rivolta.

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