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3. Il gruppo di stati contro la corruzione rimanda l’Italia. Non si applica, potrebbe fare di più

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03/10/2022

A cura di Eugenio Parisi

Il Gruppo di Stati contro la corruzione del Consiglio d’Europa ha recentemente pubblicato l’addendum al secondo rapporto di conformità dell’Italia, rispetto alle raccomandazioni rilasciate nel marzo 2021 sulle misure di prevenzione alla corruzione di parlamentari, giudici e pubblici ministeri, approvato a giugno di quest’anno durante la 91sima sessione plenaria. 

Quanto riscontrato dalla delegazione del Greco dipinge una totale inadempienza da parte delle autorità italiane. Infatti, delle dieci indicazioni rilasciate nella primavera di un anno fa, non vi è stato completo adempimento neanche di una. 

Le raccomandazioni di Palazzo Agorà più interessanti riguardano il codice di condotta e rigide norme sui conflitti d’interesse per i parlamentari; una legislazione sul lobbying e il delicato problema delle porte girevoli tra magistratura e mondo dei partiti. 

Per quanto riguarda la prima categoria Strasburgo raccomanda il consolidamento di una serie di misure di integrità attraverso: la formulazione di un codice di condotta all’interno delle due Camere e l’istituzione di un relativo sistema di attuazione. L’adozione di norme chiare e applicabili in ambito di conflitto d’interessi anche attraverso gli istituti di ineleggibilità e incompatibilità. 

Partendo dal primo, nel marzo 2021, la Camera aveva fatto presente come il Comitato consultivo sulla condotta dei deputati stava elaborando degli orientamenti e linee guida di comportamento. Ad avviso del Greco, gli sforzi erano lodevoli ma già insufficienti, perché al progetto del Comitato mancava ogni riferimento al regime della responsabilità. Inoltre, Strasburgo criticava aspramente il fatto che il Senato della Repubblica non avesse neanche iniziato i progetti di un codice di condotta per i suoi membri. Dopo un anno, le cose sono leggermente cambiate. In primo luogo, il presidente del Comitato ha proposto una serie di emendamenti, attualmente in attesa di approvazione, ossia basare l’azione di condotta dei deputati sui principi dell’integrità morale, trasparenza, diligenza, l’onestà, responsabilità e l’impegno a salvaguardare la buona reputazione della Camera. Un punto delicato riguarda la trasparenza, perché l’emendamento ha lo scopo di imporre delle rigide disposizioni sull’obbligo di dichiarazione da parte dei deputati rispetto agli interessi finanziari, impieghi paralleli, proprietà di beni o percepimento di finanziamenti e le relative sanzioni per le violazioni del Codice. 

Dopo la dura ammonizione del Greco, il Senato ha adottato un codice di condotta, piuttosto completo. Ha infatti imposto una serie di principi e regole di condotta durante il mandato parlamentare dei Senatori. Le disposizioni spaziano dai principi generali di condotta, alla trasparenza, ai conflitti di interesse, al controllo e alle sanzioni irrogabili. 

Sempre rispetto al comportamento dei Parlamentari, nel 2021 era stata raccomandata l’adozione di una normativa chiara rispetto ai conflitti di interessi dei membri delle Camere attraverso gli istituti dell’ineleggibilità e l’incompatibilità e l’adozione di un processo di verifica efficace e tempestivo. Anche qui, le autorità italiane avevano comunicato la presenza di un Ddl per la modifica della legge 20 luglio 2004 n. 215. Finora però non si sono visti dei progressi concreti lasciando anche il dubbio che il legislatore abbia deciso di affossare l’emendamento, non avendo più fatto riferimento alla riforma dopo la primavera 2021. 

Un ultimo punto rispetto al comportamento da parte di chi siede sugli scranni di Palazzo Montecitorio e Madama, riguarda l’educazione all’anticorruzione. Il Greco raccomanda l’adozione di corsi di formazione specializzata sull’integrità parlamentare. Il Gruppo di Stati contro la corruzione non è nuovo a questo tipo di indicazioni. In effetti, gli ultimi report hanno visto un importante presa di posizione, suggerendo l’importanza di istruire i parlamentari sul comportamento da tenere nel loro ruolo, anche per tenere alto l’onore dell’istituzione dove siedono. Suggerimenti di questo tipo si sono avuti anche per il Belgio, San Marino e Ungheria. Il problema però è che l’Italia non ha mai messo in atto progetti per l’attuazione della raccomandazione, né a livello di legge ordinaria né di regolamento interno alle Camere, lasciando completamente inattuata la richiesta di Strasburgo. 

L’altro argomento fortemente sentito riguarda il lobbying. Il fenomeno è stato ormai normato in buona parte dei Paesi dell’Europa occidentale. Il Greco già un anno fa raccomandava il rafforzamento delle norme sulle relazioni tra parlamentari e rappresentanti di interessi o comunque soggetti che cercano di influenzare il processo decisionale del legislatore, sottolineando l’importanza dello sviluppo di metodi di controllo efficaci per garantire l’effettiva applicazione della normativa. 

Bisogna però dire che la Camera dei deputati già dal 2017 ha istituito un registro dei lobbisti. Il problema però è che è l’unico mezzo di riconoscimento della categoria e soprattutto c’è stata poca adesione da parte di persone giuridiche che fisiche. Infatti, gli iscritti non arrivano a 350. Inoltre, le autorità italiane hanno segnalato come si stia predisponendo una normativa ad hoc per disciplinare la materia. Il testo consolidato che è attualmente al vaglio della Camera è una sintesi di tre diverse proposte di legge.

Il testo prevede che i rapporti tra politici e lobbysti debbano sempre essere dichiarati e quindi tracciabili, in nome del principio di trasparenza e permettere di sapere sempre chi e come ha portato avanti determinati interessi cercando di influenzare la decisione di chi fa le leggi. Ancora, è prevista l’introduzione di un registro dei rappresentanti di interessi presso l’Agcom che andrà quindi a sopprimere quello attualmente in uso alla Camera dei deputati.  Il legislatore ha anche previsto l’istituzione di un Comitato di sorveglianza, soggetto centrale per il controllo della trasparenza dei rapporti dei lobbysti e parlamentari, nonché responsabile della stesura e adozione di un codice di condotta specifico. Inoltre, è in programma la dotazione di poteri sanzionatori atti a contrastare le false dichiarazioni, attraverso ammonizione, censura e sospensione temporanea fino alla cancellazione definitiva del registro ed è prevista una sanzione amministrativa dai 5.000 ai 15.000 euro. 

La questione però ha visto solo una tornata di audizioni presso la Commissione affari costituzionali della Camera dei deputati, lasciando di fatto l’onere della conclusione della normativa al nuovo Parlamento. Questo ha determinato un commento negativo del Greco che ha definito la raccomandazione lobbying completamente inattuata. 

Concludendo con l’ultimo argomento trattato dal report, il Gruppo di Stati contro la corruzione ha richiesto di affrontare la delicata questione del rapporto tra magistratura e mondo della politica, assai problematico vista l’opportunità non solo per i giudici di far parte del potere legislativo ma soprattutto la possibilità a fine mandato di ritornare a indossare la toga. Tuttavia, l’assemblea di Palazzo Agorà ha preso visione degli sforzi e dell’attuale disegno di legge per evitare le porte girevoli tra procure e mondo dei partiti. In particolare, il Ddl “Deleghe al Governo per la riforma dell’ordinamento giudiziario e per l’adeguamento dell’ordinamento giudiziario militare, nonché disposizioni in materia ordinamentale, organizzativa e disciplinare, di eleggibilità e ricollocamento in ruolo dei magistrati e di costituzione e funzionamento del Consiglio superiore della magistratura”, prevede che i magistrati non siano eleggibili al Parlamento europeo, al Senato o alla Camera dei deputati, né alla carica di Presidente di regione, consigliere regionale né presidente delle province autonome di Trento e Bolzano o di consigliere delle stesse se prestano o hanno prestato servizio nei tre anni precedenti in distretti giudiziari o uffici giudiziari, aventi competenza, in tutto o in parte, nella regione della loro circoscrizione elettorale. Inoltre, perché possano essere candidati e ove eletti ricoprire una delle cariche sovra descritte, dovranno essere in aspettativa non retribuita già al momento della candidatura, tenendo tale status lavorativo per tutta la durata del mandato. 

Idea del legislatore non è quella di mettere un freno alle porte girevoli ma a riprendere la toga in una regione o collegio elettorale differente da quello dove questi è stata candidato, per i successivi tre anni. In ultimo il progetto di legge introduce restrizioni per quanto riguarda la riassegnazione di magistrati che hanno ricoperto cariche elettive o di governo, al fine di limitare, per quanto possibile, situazioni di potenziale conflitto di interessi. 

In questo senso il Greco è soddisfatto perché la norma si sta muovendo nella giusta direzione. Il problema però è che non è ancora stata attuata il che rende complicato avere un’idea dell’effettiva applicazione e dei relativi tempi. 

Le conclusioni del Gruppo di Stati contro la corruzione sono piuttosto amare anche se fiduciose. L’Assemblea di Palazzo Agorà non nasconde una certa delusione. Da marzo 2021 le autorità italiane non hanno dimostrato un effettivo impegno nell’implementazione di quanto richiesto nel report, nonostante dei timidi tentativi si siano visti. La strada è da fare è lunga. Il capodelegazione italiano presso il Greco dovrà presentare una relazione sui progressi fatti entro il 30 giugno 2023. Sarà quindi premura del nuovo legislativo ed esecutivo portare a casa dei risultati. 

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