Lab-IP

Diritto amministrativo e security system in Israele

 

di LAURA TROTTA

 

17/05/2017

 

 

Il diritto amministrativo israeliano, sin dalla sua nascita, si è mosso e sviluppato seguendo in parte il modello inglese ed in parte quello americano. Si trova dunque “a metà strada” tra i due. Storicamente è un diritto mutuato prevalentemente dal diritto amministrativo inglese, e costruito passo passo seguendo proprio le linee guida tracciate da quest’ultimo. In modo totalmente equivalente ad esso si è sviluppato su di un background dominato da due fattori determinanti: la carenza di leggi costituzionali a garanzia dei diritti umani da un lato ed il potere del governo centrale dall’altro. Sono i due di cui sopra gli elementi che hanno contribuito a determinare anche nel sistema israeliano la centralità del diritto amministrativo, un diritto che ha subito (e continuerà a subire) cambiamenti spesso radicali, soprattutto se si considera il fatto che si tratta di uno stato davvero ‘recente’ (14 maggio 1948).

Innanzitutto con il passare degli anni il diritto costituzionale ha finalmente conquistato una sua totale indipendenza quale fonte fondamentale riguardo sì alla ricognizione di quelli che sono i diritti umani fondamentali da tutelare, ma soprattutto riguardo alla fase dell’enforcement del loro rispetto grazie ad importanti basic laws in tale ambito (che sono una  sorta di equivalente della nostra Costituzione, mai varata in Israele). Dopodiché va tenuto a mente il fondamentale ruolo rivestito dalla privatizzazione in diversi ambiti, dal momento che essa ha totalmente modificato sia lo scopo che il tipo di attività che le agenzie governative possono o non possono svolgere. La giudice della Corte Suprema Daphne Barak-Erez afferma che In the context of adapting to privatization, (…) administrative law should strengthen its focus on the challenge of regulation, on the protection of social rights and on the duties of “mixed” bodies, which are, in many cases, the product of privatization.

L’obiettivo della mia tesi e delle mie ricerche in Israele è quello di studiare tutti gli sviluppi più e meno recenti ed i caratteri principali riguardanti il diritto amministrativo israeliano per come risultanti proprio dagli importanti cambiamenti suddetti. In tale contesto è importante anche studiare e valutare la convenienza o meno di un potenziale ricorso al diritto amministrativo americano, nato tuttavia in un contesto completamente diverso da quelli su menzionati, in quanto caratterizzato da un ben sviluppato impianto costituzionale, e da un relativamente basso livello di intervento da parte del governo nella sfera economica.

Partendo da queste basi la mia attenzione verterà però in modo più specifico sulla tutela della sicurezza.

Soprattutto a seguito dei recenti fatti di cronaca legati al terrorismo in Europa, si fa sempre più urgente la questione riguardante il modello di sicurezza più efficace da adottare a livello sia nazionale che internazionale; i controlli già presenti all’interno di aeroporti, siti sensibili, strutture pubbliche sembrano non essere più sufficienti per fermare l’avanzata dei terroristi che, per eludere i sistemi di sicurezza, scelgono obiettivi come luoghi aperti al pubblico e luoghi privi di particolari controlli, agendo con la certezza di colpire numerosi civili. In molti hanno iniziato ad interrogarsi sulla necessità anche per i governi europei, nonché di tutto il mondo, di adottare o comunque ispirarsi al c.d. modello israeliano di security, un modello diffuso sul territorio nazionale in modo talmente capillare, scrupoloso ed onnicomprensivo da sfiorare l’infallibilità.

Alla base di tale modello vi è un sistema di controlli che investe la vita quotidiana di ogni persona e di ogni città, basato su di una semplice formula: ogni cittadino è chiamato a fare la sua parte, e spesso a dover accettare alcune limitazioni alla privacy nonché a fare piccole rinunce in termini di comodità. Tra le diverse misure che incombono sulla vita quotidiana di ognuno, ad esempio, vi è la presenza di metal detector all’ingresso di ogni cinema, teatro, centro commerciale o ufficio pubblico, e l’obbligo sia per gli uomini che per le donne di prestare servizio militare obbligatorio. Spesso mi è capitato di trovarmi a parlare del più e del meno con miei coetanei e di scoprire solo a fine serata che, oltre ad essere miei coetanei, si trattava anche di soldati professionisti. E che magari il giorno prima avevano tirato fuori dal letto un terrorista a Betlemme! Inizialmente tutto ciò mi sembrava strano, quasi surreale… Come anche era strano salire sul bus e sedermi vicino a ragazze della mia stessa età con il mitra in spalla. Ma dopo pochi giorni, una volta entrata in quel contesto e una volta capite tante cose che mai avrei immaginato prima di trovarmi sul posto, tutto è iniziato a sembrare normale e quotidiano anche per me.

I cittadini danno inoltre la loro disponibilità a svolgere servizi di sicurezza nelle città e nelle scuole e, se necessario, a far parte di squadre di pronto soccorso. Oppure, per citare un altro esempio, ogni volta che si prevede un grande assembramento di persone (può trattarsi di una festa sulla spiaggia come di un qualsiasi altro evento che porti molte persone a trovarsi nello stesso posto durante lo stesso momento), ogni dispositivo elettronico viene bloccato e reso totalmente inutilizzabile nel raggio di un chilometro, o anche più. Ciò è reso possibile anche dal fatto che Israele è tra gli Stati più avanzati al mondo dal punto di vista della tecnologia.

Per poter adottare anche in Europa un modello di sicurezza di questo tipo sarebbe certamente necessario il supporto delle agenzie di sicurezza che, attraverso l’impiego di risorse addestrate e specializzate e l’utilizzo di sistemi tecnologici all’avanguardia, permetterebbero di mettere in atto i piani di sicurezza studiati per ogni possibile contesto.

A titolo esemplificativo, tra gli esempi più rappresentativi di tale modello possiamo citare l’aeroporto di Tel Aviv “Ben Gurion”, considerato l’aeroporto più sicuro del mondo. E, per esperienza diretta, non posso che confermare: non ho mai visto controlli tanto accurati (e non a campione, come vengono effettuati solitamente) come in questo aeroporto. E posso dire che non mi sono mai sentita più sicura di prendere un aereo in nessun altro posto al mondo, dopo aver visto quanto scrupolosi siano i suddetti controlli. Stessa considerazione vale per tutte le misure di sicurezza adottate all’interno delle varie città.

Ma è forse ancor più emblematico l’esempio del c.d. Iron dome. L’Iron Dome (scudo di acciaio) nasce nel 2011, ed è un sistema di difesa molto sofisticato ideato dalla compagnia Rafael advanced defense systems, la seconda azienda militare del paese. Il sistema è stato ideato appositamente per Israele e, secondo il Times of Israel, nel marzo di quell’anno ha intercettato per la prima volta un missile nemico. Funziona 24 ore su 24 ed in qualsiasi condizione atmosferica: sono 4 le batterie principali distribuite a Ashkelon, Sderot, Be’er Sheva e Tel Aviv. Quando un missile che si sta dirigendo verso un’area densamente popolata o verso luoghi sensibili viene individuato dai radar, suonano le sirene e la popolazione ha 3 minuti di tempo per trovare un rifugio sicuro prima dell’impatto con il sistema antimissilistico. E per rifugio sicuro intendo dire in un qualsiasi bunker, situato all’interno della maggior parte degli edifici. Ecco come funziona: lo scudo ha un radar, un centro di comando e un lancia missili che individua immediatamente il lancio di un razzo nemico. Ogni batteria riesce a coprire un’area di 150 chilometri quadrati. Se un missile viene lanciato, il radar ne individua la traiettoria e la centrale calcola il punto di impatto. Se il razzo costituisce una minaccia, dall’unità di lancio (che contiene 20 missili) parte un missile Tamir (che costa circa 50.000 $) che all’inizio si muove guidato dal radar centrale ma, nelle vicinanze dell’obiettivo, regola il proprio tragitto grazie a un radar inserito al suo interno. Si stima che tale sistema abbia una percentuale di riuscita pari al 90% (anche se non tutti concordano su tale dato, senza contare che in molti non concordano nemmeno sui costi proibitivi di tale sistema). Senza entrare nel merito della questione, ciò che posso dire in questa sede è che tutte le persone con cui ho avuto modo di parlare a tale riguardo mi hanno risposto allo stesso modo, ma in particolare vorrei riportare la risposta che mi è stata data da un mio caro amico alla domanda “What do you think about the Iron Dome? Is it too expensive?. E mi piacerebbe concludere la mia nota con la sua risposta, dal momento che credo sia molto significativa anche se contestualizzata al nostro paese, come a qualsiasi altro, visto il particolare momento storico che stiamo affrontando.

Thank God! Before the Kipat Barzel (Iron Dome in ebraico) life used to be so stressful here. We couldn’t even sleep at night sometimes.  And we had fear. A lot of fear. Each second of our lives! Now we feel safe. And you know what? Sometimes it doesn’t matter if your government spend a lot for something. The most important thing is to feel safe. And if it’s necessary to spend a lot to make your people feel safe, well… Just do it! There is no better way on Earth to spend money”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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