Lab-IP

L’avvento digitale cambia pelle ai LEA

 

di ELISA ROSSO

 

19/05/207

 

Con DPCM del 12 gennaio 2017 sono stati approvati i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza. A distanza di 16 anni, il nuovo decreto ha sostituito integralmente il DPCM 29 novembre 2001, con cui erano stati definiti per la prima volta i servizi, le attività e le prestazioni che il Servizio Sanitario Nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket).

Nel nuovo decreto i Livelli Essenziali di Assistenza diventano più tecnologici, e, superando la precedente definizione che risale al 2001, prevedono soluzioni e servizi ehealth che hanno introdotto importanti novità.

Si tratta di un “passaggio storico per la Sanità italiana”, ha affermato il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Infatti, nell’era della digitalizzazione in cui stiamo vivendo, sono state pensate soluzioni in grado di prendersi cura del paziente a distanza – come il telesoccorso –  ed innovazioni tecnologiche in grado di migliorare la performance dei dispositivi medici: mobilità elettrica, sensori per l’internet of things, ausili (sensori e telecomandi) per il controllo degli ambienti.

Il nuovo provvedimento, per il quale sono stati vincolati 800 milioni di euro dalla Legge di Stabilità del 2016, rappresenta il risultato di un lavoro condiviso tra Stato, Regioni e società scientifiche. È stata, inoltre, prevista la nascita di una Commissione nazionale, che vede come presidente la stessa Ministra della salute Lorenzin, che avrà il compito di monitorare il contenuto dei LEA, contemplando degli aggiornamenti annuali e la promozione dell’appropriatezza nel Servizio sanitario Nazionale ai bisogni dei cittadini.

 

Tra le tecnologie adottate dal Ministero nei nuovi LEA emergono:

–          l’innovazione del nomenclatore di assistenza protesica (immutato dal 1999), introducendo ausili protesici tecnologicamente avanzati ed escludendo quelli obsoleti.  Per esempio: strumenti e software di comunicazione alternativa ed aumentativa, tastiere adattate per persone con gravissime disabilità, protesi ed ortesi di tecnologie innovative;

–          l’innovazione del nomenclatore della specialistica ambulatoriale (che risaliva al 1996), introducendo prestazioni tecnologicamente avanzate ed escludendo quelle più obsolete: basti pensare all’introduzione dell’adroterapia, dell’enteroscopia con microcamera ingeribile, e della tomografia retinica (OTC), delle gammaknife e cyberknife (strumenti di radioterapia);

 

Tra le altre fondamentali novità, seppure non in chiave tecnologica, meritano attenzione:

–          l’aggiornamento degli elenchi di malattie rare, croniche ed invalidanti, con la previsione di nuove patologie croniche e il trasferimento della celiachia dalle le malattie rare alle malattie croniche;

–          l’inserimento nella specialistica ambulatoriale di tutte quelle prestazioni che si rendono necessarie per la procreazione medicalmente assistita, omologa ed eterologa, fino ad oggi erogate solo in regime di ricovero;

–          una nuova attenzione alle disabilità, attraverso la previsione di carrozzine con sistema di verticalizzazione, bariatriche e per assistiti affetti da distonie e scooter elettrici a quattro ruote. Inoltre, sono stati previsti anche posaterie e suppellettili adatti per le persone con disabilità motorie.

–          è stato ideato un nuovo piano nazionale dei vaccini, introducendo nuovi vaccini ed estendendolo a nuovi destinatari (ad esempio il Papillomavirus viene erogato anche agli adolescenti maschi).

 

Molti cambiamenti sono stati dunque introdotti, anche se il raggiungimento dell’obiettivo di creare un Servizio sanitario nazionale che sia sempre al passo con le innovazioni tecnologiche e scientifiche e con le esigenze dei cittadini non è ancora così tangibile. Vi è infatti chi parla di “opportunità mancata” per la sanità digitale, che si credeva sarebbe stato il baluardo nella predisposizione dei nuovi LEA. È doveroso comunque sottolineare come la “materia” all’interno della quale realizzare ed applicare i continui progressi tecnico-informatici sia complessa e delicata per sua stessa natura. Il Servizio Sanitario Nazionale, infatti, assiste da una parte allo sviluppo di operatività sempre più sofisticate ed articolate, e dall’altra ad una screscente domanda di assistenza capillare e sempre maggiore, cui sembra difficile far fronte.

L’innovazione strumentale di ausili informatici, lo sviluppo di ricerche correlate agli interventi di cura e le possibilità che la digitalizzazione offre allo scambio informatico di cure in tempo reale sembrano rappresentare un solido approdo ad offerte assistenziali sempre maggiormente funzionali e fruibili.

Ma la realtà del nostro sistema si confronta anche con carenze di organico, budget ridotti, formazione del personale non adeguata, ideologie resistenti al cambiamento, scarse risorse economiche nell’investimento omogeneo su scala nazionale: tutti elementi ostativi ad un armonico fluire della piena realizzazione degli intenti programmatici.

È opportuno comunque ricordare che qualsiasi introduzione innovativa dovrà anche tenere in debito conto il tessuto socio-culturale in cui dovrà declinarsi. Infatti, che sia utente o erogatore di cura, che sia sofisticata tecnologia o obsoleta modalità, solo l’attenzione alla dimensione relazionale ed alla matrice umana consentirà al nuovo di essere efficacemente applicato.

 

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