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Il lavoro penitenziario extramoenia e l’inclusione sociale: il “programma 2121”

MATTEO PULCINI

 

 

14/11/2018

 

 

In data 26 Settembre dell’anno corrente si è siglato, a Milano, un protocollo d’intesa riguardante il c.d. “Programma 2121” volto a favorire l’inserimento lavorativo di persone in condizione di restrizione della libertà ai fini di garantirne un miglior reinserimento sociale, di fornire formazione lavorativa ed un impiego.

Obiettivo del programma è anche sviluppare un sistema virtuoso ed automatico di incontro tra domanda ed offerta di lavoro provenienti rispettivamente dalle imprese e dal sistema penitenziario lombardo. Promotori del progetto sono rispettivamente il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ed il Tribunale di Sorveglianza di Milano con capofila il Provveditorato Regionale Amministrazione Penitenziaria Milano e l’Agenzia Regionale per la Promozione del Lavoro Penitenziario “ArticoloVentisette”. Il riferimento normativo è costituito generalmente dall’art.15 dell’Ordinamento Penitenziario, che individua nel lavoro uno degli elementi fondamentali del trattamento, cui l’internato deve, salvo particolari esigenze dell’amministrazione o condizioni, avere accesso; nel particolare l’art.21 ed il capo IV del titolo I dell’ordinamento penitenziario, nonché gli artt. 53 e ss. della legge n.689 del 1981 permettono di individuare i potenziali beneficiari di questo programma: sono infatti gli ammessi al lavoro esterno ed i soggetti ad alcune misure alternative o sostitutive della detenzione (semilibertà, affidamento in prova al servizio sociale, detenzione domiciliare ovvero esecuzione penale presso il domicilio, od ancora i soggetti a libertà vigilata o controllata o a regime di semidetenzione) a poter accedere a questa opportunità.

Il programma ha durata triennale (scade nel giugno 2021) e si articola in due fasi: una pilota, con scadenza a fine 2018, che mira all’impiego di 10 detenuti, ed una di messa a regime con l’impiego di ulteriori 30 detenuti. Il criterio da utilizzare (per le aziende aderenti) è quello di impiegare un detenuto ogni 40 dipendenti per un tirocinio di sei mesi al termine del quale si potrà valutare l’assunzione di almeno un tirocinante impiegato nell’ambito del programma. I percorsi lavorativi devono essere personalizzati e mirare all’inclusione sociale, nonché allo sviluppo di nuove competenze ed alla valorizzazione di quelle preesistenti, oltre a responsabilizzare il detenuto ed a diminuire nel contempo i rischi di recidiva.

Il “catalizzatore strategico” dell’operazione è Lend Lease, multinazionale operante nel settore dello sviluppo immobiliare, che fa della sostenibilità, dell’inclusione, della salute e della sicurezza i suoi principi guida; il colosso australiano (che ha gestito, tra l’altro, la realizzazione del teatro dell’opera di Sidney ed il recupero del villaggio olimpico di Londra) ha operato tramite la sua rappresentante italiana, la LendLease s.r.l., che si è impegnata ad inserire nel 100 per cento degli appalti sottoscritti nel periodo di durata del programma la “clausola sociale” di cui all’art. 8 del protocollo stesso e di proporla, su base volontaria ma premiante, nei capitolati di gara della propria filiera diretta e indiretta; nel protocollo sono coinvolte, soprattutto per quanto riguarda l’apporto negli ambiti, rispettivamente, di expertise nelle politiche attive di lavoro e di reperimento di ulteriori partner strategici, l’Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro (ANPAL) e la Fondazione per l’Innovazione nel Terzo Settore (FITS!). Obiettivo di largo spettro del programma quindi, ed in particolare il coinvolgimento dell’ANPAL a ciò tende, è rendere il programma 2121 pietra miliare nel campo dell’inserimento ed avviamento professionale di persone soggette a misure restrittive della libertà da replicare a livello locale e nazionale, anche  attraverso forme di finanziamento governativo o comunque di incentivi alle aziende aderenti.

Certo il coinvolgimento di un soggetto come Lend Lease, che nel novembre del 2017 ha ottenuto la gestione da Arexpo S.p.a. (società partecipata che gestisce il patrimonio immobiliare dell’area dell’Expo 2015) per 99 anni di parte dell’area Expo, così come la sottoscrizione della stessa Arexpo S.p.a. – anch’essa si è impegnata ad inserire la clausola sociale in tutti i suoi futuri appalti­ – ed infine della Milano Santa Giulia S.p.a., società che, in una join venturesempre con Lend Lease, sta curando il recupero e la realizzazione del quartiere Santa Giulia a Milano – primo progetto italiano di quartiere ispirato ad elevati standard di ecosostenibilità – sembrano garantire una certa prospettiva al programma; dalle parole dell’amministratore delegato di Santa Giulia S.p.a. Davide Albertini Petroni e del dirigente di Lend Lease Andrea Ruckstuhl (1)  si comprende come il programma nasca si da iniziative pubbliche, ma anche da un’attenzione all’inclusione sociale che aziende private pongono nella realizzazione dei loro progetti.

E questi aspetti positivi del progetto – l’avere cioè un contesto imprenditoriale dinamico ed attento alle tematiche sociali – pongono tuttavia in evidenza la differenza fondamentale, in quanto a possibilità lavorative trattamentali, che può dipendere dalla situazione economico-imprenditoriale del luogo in cui si sconta la pena (2).

(1) Dezza, Milano Santa Giulia riparte. Il progetto australiano, 01/3/2018, https://www.ilsole24ore.com/

(2) Si pensi che nella sola Lombardia, in cui è presente circa il 15% dei detenuti in Italia, riscontriamo circa il 37,5% degli ammessi al lavoro esterno per datori di lavoro diversi dall’Amministrazione Penitenziaria. Comprensibilmente questa disomogeneità geografica nel dato statistico non può tener conto della molteplicità dei fattori che influiscono su questo tipo di provvedimenti (come età, situazione sanitaria, nazionalità, precedenti esperienze lavorative) ma è indicativo di come un tessuto economico esterno sano sia latore di possibilità e per il singolo detenuto e per l’Amministrazione Penitenziaria stessa (dati aggiornati al 31 Giugno 2018, fonte: Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria – Ufficio del Capo del Dipartimento – Segreteria Generale – Sezione Statistica).

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