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L’ERRONEA ANNOTAZIONE DELLO STADIO CLINICO DELLA REGIONE LOMBARDIA E LE SUE CONSEGUENZE

Angelica Pizzini

22/02/2021

Nel mese di gennaio 2021 si è sviluppata una diatriba fra la regione Lombardia da un lato e il Ministero della salute e Istituto superiore della sanità dall’ altro.

La causa di questo scontro è da ricercare in alcuni errori nella annotazione del c.d. stadio clinico relativo alla regione Lombardia con la conseguenza che, a seguito della rettifica dei dati trasmessi, la regione in questione sembrerebbe aver affrontato un periodo in zona rossa, senza che ne ricorressero necessariamente i presupposti.

Ai sensi del Decreto del Ministro della salute del 30 aprile 2020, il Ministero della Salute, tramite apposita cabina di regia, che coinvolge sia le Regioni sia l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), ha il compito di raccogliere le informazioni necessarie per la classificazione del rischio e realizza una classificazione settimanale del livello di rischio di una trasmissione non controllata e non gestibile di SARS- CoV-2 nelle Regioni. 

Il monitoraggio prevede il calcolo di 16 indicatori che tengono conto di molteplici fattori, quali le capacità di monitoraggio del soggetto interessato, la stabilità di trasmissione e la tenuta dei sistemi sanitari e le capacità di accertamento diagnostico e gestione dei contatti. A questi indicatori di carattere obbligatorio se ne possono aggiungere 5 di carattere opzionale tramite la raccolta di dati da numerosi flussi informativi. 

L’ISS svolge un ruolo di coordinamento e di sorveglianza epidemiologica con la raccolta dati che avviene su base giornaliera e successivamente questi dati vengono consolidati settimanalmente al fine di stabilire il grado di rischio per il soggetto interessato e sancirne quindi la permanenza nella stessa categoria di rischio (gialla arancione o rossa) o l’eventuale passaggio ad una categoria diversa in base all’aggravarsi o meno del rischio calcolato. 

Normalmente, un primo calcolo degli indicatori da parte dell’ISS viene inviato ai referenti regionali che hanno la possibilità di evidenziare incongruenze ed errori, consentendo così l’instaurazione di un contraddittorio preventivo alla cristallizzazione dei dati e alle eventuali modifiche. Nello specifico, trova applicazione il meccanismo del silenzio assenso da parte della 

regione interessata: infatti, in caso non vi siano rilevati problemi il dato viene quindi in un report standard e discusso nella Cabina di Regia.

Il riferimento al meccanismo del silenzio assenso entro termini definiti è esplicitato nelle e-mail di validazione.

La regione Lombardia, al pari di tutte le regioni, partecipa regolarmente all’aggiornamento e al consolidamento dei dati.

La settimana che ha interessato i c.d. errori di calcolo è la trentacinquesima  settimana di monitoraggio (relativa al periodo  che va dal 4 al 10 gennaio 2021).

Per questo periodo è stata seguita la procedura consueta e all’esito della valutazione, la Lombardia  è stata considerata  a rischio alto di una epidemia non controllata e non gestibile. 

Tale valutazione è stata effettuata sulla base di una valutazione combinata della probabilità di diffusione del virus SARS-CoV-2 e dell’impatto della malattia COVID-19 sui servizi sanitari assistenziali. Il sistema di monitoraggio, infatti, stabilisce il dato finale sulla base della valutazione di entrambi questi fattori e solo in presenza di almeno un indicatore “alto” la regione viene considerata zona rossa (ai sensi della c.d. matrice di valutazione del rischio).

La regione presentava una probabilità di diffusione del virus SARS-CoV-2 moderata ma una valutazione dell’impatto con rischio elevato e come tale era stata giudicata zona rossa.

Il 20 gennaio 2021, la regione Lombardia ha inviato come di consueto l’aggiornamento dei suoi dati: in tale aggiornamento si procedeva anche ad una rettifica dei dati relativi anche alla settimana 4-10 gennaio 2021. La modifica riguarda in particolare i dati sul c.d. stato clinico ovvero  il conteggio di quante persone sono sintomatiche, con data inizio sintomi, e quante asintomatiche.

Sulla base dei nuovi dati, l’indice Rt (indice di trasmissione del virus che tiene conto solamente dei soggetti sintomatici) che prima della modifica era pari all’1.4 sarebbe stato ricalcolato pari allo 0.8 anche per la settimana precedente, trascorsa dalla regione in zona rossa.

Secondo l’ISS la regione Lombardia aveva spesso lasciato incompleta la colonna relativa allo stadio clinico e questo comportamento si era ripetuto anche a seguito di segnalazioni in tal senso da parte dell’ISS, a ciò va aggiunto il dato relativo all’assenza di contestazione da parte della Lombardia dei dati prodotti dall’ISS con la conseguente e continua operatività del meccanismo del silenzio assenso, come fatto notare dall’ISS stesso nel comunicato stampa n. 6 del 23 gennaio 2021. Stando a questi dati quindi, l’errore che ha causato una sovrastima del valore Rt sarebbe interamente da ricondurre alle omissioni della regione la quale non è stata in grado di fornire i dati necessari, o al più ha fornito dati contraddittori o incompleti.

La difesa da parte della regione si è invece fondata sulla constatazione del fatto che il dato relativo allo stato clinico non rientrerebbe fra quelli obbligatori ma fra quelli facoltativi e che quindi un’eventuale omissione o mancata segnalazione non sarebbe sufficiente ad individuare la regione come responsabile e sostenendo che l’errore dovesse essere invece individuato nell’algoritmo elaborato dall’ISS e dalla fondazione Bruno Kessler. 

Probabilmente la verità potrà emergere solo con la completa disclosure dei dati reperiti dall’ISS e con il raffronto degli stessi con quelli in possesso della regione Lombardia. 

In ogni caso, emerge un problema di comunicazione e collaborazione fra la regione coinvolta e gli organismi centrali che ha riversato i suoi effetti sui cittadini che hanno dovuto affrontare conseguenze economiche gravi (la classificazione della zona rossa comporta ad esempio la chiusura della gran parte delle attività commerciali) sostanzialmente non giustificate dai dati scientifici. 

Un errore che, forse, dato il clamore che la questione ha suscitato, non verrà ripetuto ma che fa riflettere sui meccanismi di coordinamento e controllo fra i vari organismi coinvolti e che sembra richiedere una stretta degli stessi da parte dell’ISS e del Ministero della salute per evitare che le singole regioni possano in futuro trovarsi nella medesima situazione.

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