Lab-IP

Verso una nuova politica di sicurezza e di difesa comune europea?

di Christian Curzola


28 novembre 2017


La risposta al quesito presente nell’intestazione, sembrerebbe essere
(finalmente) positiva. I principali sintomi di una simile tendenza, di fatto, sono
rinvenibili sia nella recente istituzione dei “Punti di contatto nazionali per lo
scambio delle informazioni nel settore della cooperazione internazionale di
polizia” (SPOC europei), da tempo auspicata dal Consiglio Ue e dalla
Commissione europea, sia nella firma della notifica congiunta per la nuova
“Cooperazione strutturata permanente di difesa – Pesco”, da parte della
maggioranza degli Stati membri dell’Ue. Durante i lavori della prima riunione
dei direttori degli SPOC europei, tenutasi a Tallinn (Estonia) dal 7 al 9
novembre 2017, sono stati illustrati gli obiettivi del progetto per una nuova
integrazione di sicurezza europea, tra i quali meritano di essere segnalati sia lo
sviluppo di nuove procedure di utilizzo degli esistenti strumenti per la lotta al
crimine internazionale, sia la semplificazione dei canali di comunicazione tra le
autorità degli Stati membri. In siffatto contesto, peraltro, i direttori degli SPOC
hanno avuto modo di mettere bene in luce le principali criticità dell’attuale
“sistema di sicurezza europeo”, elaborando altresì delle linee guida per potervi
porre rimedio. Tra queste possono essere menzionate, anzitutto, la necessità di
assicurare l’applicazione pratica di principi e concetti innovativi (quali, ad
esempio, l’accesso equivalente e il riconoscimento reciproco), al fine di
assicurare un più efficace contrasto alle organizzazioni e alle ulteriori reti
criminali che minacciano la sicurezza internazionale; in secondo luogo, il
consolidamento del ruolo centrale rivestito dalle nuove Agenzie europee come
Europol, Eulisa e Frontex, volte ad implementare la cooperazione di polizia ed
intergovernativa in diversi settori; infine, il promovimento dello sviluppo
tecnologico dei principali sistemi informativi e banche dati internazionali ed
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europee (ad esempio il Sistema Informazione Schengen – SIS), che consentono
tuttora un costante accesso a informazioni essenziali sui principali fenomeni e
attività criminose internazionali. Un discorso diverso, invece, deve essere
impostato per ciò che concerne l’ambita costruzione di una “difesa comune
europea”, la cui pietra angolare dovrebbe essere posata durante il prossimo
Consiglio Esteri Ue (11 dicembre 2017). Attraverso la suindicata firma della
“notifica congiunta”, avvenuta il 13 novembre 2017, gli Stati membri dell’Unione
Europea (ad eccezione di Gran Bretagna, Danimarca, Irlanda, Malta e
Portogallo) hanno iniziato a muoversi con decisione lungo la direttrice di una
più intensa ed effettiva cooperazione di sicurezza e difesa, già ampiamente
disciplinata dall’articolo 42 del Trattato di Lisbona. Peraltro, con il definitivo
avvio della “Pesco”, viene formalmente istituito il “Fondo europeo della difesa”,
proposto dalla Commissione europea nello scorso giugno: dal 2021 l’Unione
Europea potrà stanziare ogni anno 500 milioni di euro per finanziare progetti di
ricerca e per lo sviluppo di tecnologie avanzate nel settore della difesa e della
sicurezza. Di qui, l’opportunità per gli Stati membri di elaborare una
soddisfacente risposta alla crescente richiesta di sicurezza, da parte dei cittadini
europei, unitamente alla possibilità di stanziare maggiori risorse in favore delle
forze armate. Nell’ambito della propria relazione conclusiva ai lavori del
Consiglio Esteri, l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione
Europea, oltre a definire il 13 novembre come “un giorno storico”, ha altresì
evidenziato la sussistenza di oltre 50 progetti concreti per il futuro sviluppo
della nuova “Pesco”, citando altresì citato una nota ufficiale in cui la
Commissione europea definisce la firma come un passo decisivo, verso la
creazione di una “Unione europea della Difesa”, auspicando che possa essere
effettivamente operativa nel 2025. Sul punto, va tuttavia affermato che, di per
sé, sarebbe già pienamente sufficiente iniziare ad intravedere dei concreti passi
avanti sui progetti attualmente in fase di studio, magari anche a partire dal
prossimo anno.

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