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 La tutela del legittimo affidamento del privato nel sistema inglese

di NASTA LUCREZIA

02/11/2017

Inizialmente l’ordinamento inglese non conosceva il principio del legittimo affidamento del privato, con la conseguente impossibilità di tutelare le aspettative derivanti dalla decisione dell’amministrazione inglese. Tale rigida impostazione è stata mitigata da pronunce giurisprudenziali che ritenevano doveroso prendere in considerazione il pregiudizio subito dai privati a seguito del ritiro di un provvedimento, prevedendo per quest’ultimi delle particolari forme di tutela: l’estoppel e le legitimates expectations.

Per comprendere l’ambito applicativo dei suddetti istituti, è necessario effettuare una distinzione tipica del sistema inglese relativa agli atti amministrativi: sono ultra vires, tutti gli atti affetti da un vizio di competenza, nel senso che sono nulle tutte le decisioni adottate da un funzionario che non aveva il potere di adottarle, guardando al soggetto che ha esercitato il potere più che alle modalità di esercizio del potere stesso; mentre sono intra vires, tutti gli atti emanati dal soggetto competente ma con errori procedurali o di fatto. Effettuata tale distinzione, i due istituti anzidetti sono stati applicati dal sistema inglese in relazione ad uno o all’altro tipo di atti. L’estoppel è un istituto tipico dei rapporti tra privati e trova applicazione qualora un soggetto effettui dichiarazioni non vere e l’altra parte, facendo affidamento su queste, agisca in proprio danno. In tali casi le dichiarazioni non veritiere vincolano il soggetto che le ha effettuate. E’ stato accettato dalle corti inglesi che, dopo il superamento di alcuni limiti applicativi dell’estoppel alle amministrazioni, tale istituto fosse utilizzato per la tutela dei privati consolidandosi nell’ambito delle decisioni illegittime (ultra vires); mentre per le decisioni legittime (intra vires) è stato previsto l’utilizzo del secondo istituto, le legitimate expectations. Quest’ultimo può declinarsi in una duplice accezione: una di tipo procedimentale (procedural expectation) che consiste nella disponibilità dell’amministrazione a garantire un certo iter procedimentale, poi disatteso; e una di tipo sostanziale (substantive expectation) che consiste nella possibilità per il privato di ottenere e conservare una decisione favorevole dell’amministrazione.

Per quanto riguarda il primo tipo di aspettativa, quella procedimentale, è stata sempre ammessa e accettata dalla giurisprudenza inglese; mentre quella sostanziale ha destato più difficoltà a causa del rispetto dei giudici inglesi del principio della separazione dei poteri che vieta il sindacato giurisdizionale sulle decisioni amministrative. Ciononostante la giurisprudenza inglese ha cercato di aggirare questo ostacolo attribuendo una tutela sostanziale di tipo processuale, nel senso che il giudice può concedere al privato il diritto di essere sentito dall’amministrazione o di partecipare al procedimento di riesame. Tuttavia, con il caso Coughlan del 1999, la giurisprudenza inglese è giunta ad affermare la sussistenza in capo al giudice di un potere di revisione delle decisioni amministrative, anche laddove queste fossero caratterizzate da una forte discrezionalità, avvicinandosi ad una valutazione nel merito. Pertanto con il caso Coughlan è stata ammessa, dalla giurisprudenza, anche la substantive expectation in senso stretto, con lo scopo di combattere e contrastare l’abuse of power dell’amministrazione pubblica. L’aspetto negativo è che, nonostante l’enorme passo avanti compiuto dalla giurisprudenza inglese, pare che il caso Coughlan sia stato vissuto come un caso eccezionale, ma con il tempo la giurisprudenza sembra aver imposto all’amministrazione inglese l’esperimento di un bilanciamento di interessi fra quello pubblico all’eliminazione dell’atto e quello privato al mantenimento dello stesso, con il conseguente inserimento di un nuovo metro di giudizio per l’affidamento del privato, la proportionality. A tal proposito è interessante il caso Rowland del 2003, dal quale emerge il riconoscimento di un’aspettativa del privato che tuttavia  la Corte ha deciso di non tutelare in quanto, a seguito del bilanciamento di interessi effettuato, il sacrificio dell’aspettativa del privato non appariva sproporzionato. Altro caso emblematico a tal proposito è il caso Abdi & Nadarajah del 2005, nella cui sentenza Lord Laws afferma che la proportionality è diventata il principale indicatore dell’abuse of power dell’amministrazione inglese e il più efficiente metro di giudizio per tutelare le pretese dei privati.

Concludendo l’esame del sistema inglese circa l’importanza del principio del legittimo affidamento, si osserva come da un’originaria posizione di totale irrilevanza delle aspettative del privato e di ampia discrezionalità amministrativa, le corti inglesi si siano mosse con una “cauta apertura” verso l’accoglimento del principio del legittimo affidamento e la considerazione del bilanciamento di interessi in gioco, senza tralasciare il principio di proporzionalità che oggi sembra essere il metro di giudizio e il fondamento della tutela delle aspettative del privato nei confronti dell’amministrazione pubblica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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