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Gli obiettivi fissati dalla direttiva 2012/27/UE: uno studio della Commissione europea sullo stato dell’arte e gli sviluppi della normativa europea sull’efficienza energetica

di Francesco Martire

29/11/2017

Il 23 novembre 2017 la Commissione europea ha pubblicato un Report in cui fornisce una valutazione aggiornata dei progressi realizzati dagli Stati membri per garantire la piena attuazione della Direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica. Il Report, basandosi principalmente sulle analisi statistiche trasmesse dagli Stati all’Eurostat, descrive nello specifico l’andamento dei consumi di energia primaria e finale sino al 2015, per valutare la capacità di rispettare l’obiettivo complessivo di risparmio energetico del 20% entro il 2020, stabilito dalla Direttiva citata. Secondo la Commissione, 18 Stati membri hanno fatto importanti progressi per rispettare i propri obiettivi nazionali in termini di consumi finali di energia. Al contrario, l’Austria, il Belgio, la Bulgaria, la Francia, la Germania, l’Ungheria, la Lituania, Malta, la Slovacchia e la Svezia non hanno ridotto i loro consumi di energia finale in modo tale da raggiungere l’obiettivo fissato per il 2020. Dal punto di vista dei consumi di energia primaria, la Bulgaria, l’Estonia, la Francia, la Germania ed i Paesi Bassi non hanno fatto progressi significativi. In ogni caso, il divario tra la somma degli obiettivi realizzati a livello nazionale e quello da raggiungere a livello europeo è più consistente se si tiene conto dei consumi di energia primaria (50 Mtep consumate in più rispetto agli standard europei mentre nel caso deli consumi di energia finale si registra 1 Mtep consumate in meno rispetto agli standard europei). Dato interessante consiste nell’analisi del rapporto tra PIL e consumo di energia primaria: gli studi effettuati in un lasso di tempo compreso tra il 2009 ed il 2015 dimostrano una contrazione del consumo di energia primaria in tutti gli Stati membri ad eccezione della Grecia, nonostante l’aumento del PIL in 22 Stati. Ciò dimostra chiaramente che le misure adottate per superare la crisi economica non hanno causato un aumento della domanda di energia e che quest’ultima non sia necessariamente legata alla crescita economica da un rapporto di proporzionalità diretta.
Nel Report si dichiara poi ufficialmente la piena trasposizione della Direttiva in tutti gli Stati membri, anche se alcune misure non sono state ancora pienamente attuate. La Commissione ha dunque chiuso tutte le procedure di infrazione. Si sottolineano però significative differenze tra i vari Stati, al 2015, quanto ad impegno effettivo nell’attuazione degli obblighi comunitari: 15 Stati (Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Malta, Paesi Bassi, Romania, Slovacchia, Slovenia, Svezia e Regno Unito) si sono dimostrati particolarmente virtuosi, raggiungendo obiettivi annuali persino superiori rispetto a quelli necessari; 5 Stati (Ungheria, Italia, Lituania, Polonia e Spagna) sono di fatto riusciti a raggiungere il risparmio energetico richiesto per rispettare l’obiettivo del 20% entro il 2020; 8 Stati (Bulgaria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Grecia, Lettonia, Lussemburgo e Portogallo) hanno raggiunto obiettivi molto al di sotto di quelli richiesti. In conclusione, anche se complessivamente l’Unione Europea è sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo fissato per il 2020, maggiori sforzi sono richiesti a quegli Stati che nel 2015 hanno raggiunto risultati inferiori a quelli necessari.
Per capire quali saranno i futuri sviluppi della disciplina sull’efficienza energetica bisogna necessariamente considerare, a monte, il ruolo attivo e dinamico svolto dalle istituzioni comunitarie.
Il 30 novembre 2016 la Commissione ha pubblicato una comunicazione denominata “Energia pulita per tutti gli europei” (COM (2016)0860) con la quale ha presentato un pacchetto di proposte di modifica delle Direttive sull’energia, volendo fissare ufficialmente gli obiettivi di risparmio per il 2030. In particolare, nella proposta di modifica della Direttiva 2012/27/UE si chiede di fissare un obiettivo vincolante a livello europeo pari almeno al 30% di risparmio energetico entro il 2030 (superiore a quello del 27% che era stato definitivamente concordato il 23 ottobre 2014 con il Consiglio dell’Unione Europea).
È tuttavia necessario far menzione anche degli apporti partecipativi del Parlamento e della Consiglio dell’Unione Europea.
Il Parlamento europeo ha svolto un ruolo fondamentale nel processo di implementazione delle misure sull’efficienza energetica. Ha infatti ripetutamente affermato la necessità di innalzare al 40% l’obiettivo vincolante di risparmio energetico. Inoltre, nel 2016, è stata approvata una risoluzione (P8_TA (2016)0293) in cui si conclude che “gli Stati membri dovrebbero raggiungere solo il 17,6 % del risparmio di energia primaria entro il 2020 e che l’obiettivo del 20 % è a rischio a meno che non si dia piena attuazione alla legislazione dell’UE vigente”.
Concludendo, un dato da evidenziare consiste nella presa di posizione del Consiglio dell’Unione Europea a fronte di quella assunta dalla Commissione e dal Parlamento. Il Consiglio dei ministri dell’UE ha stabilito nel 2014 un obiettivo vincolante di risparmio energetico del 27% entro il 2030. A fronte della proposta di modifica della Commissione del 30 novembre 2016 ha replicato “giocando a ribasso”: ha infatti deliberato, il 20 giugno 2017, proponendo di mantenere l’obiettivo complessivo del 30% trasformandolo però da vincolante a meramente indicativo. L’espediente giuridico è probabilmente sintomo di una reticenza da parte del Consiglio dell’Unione Europea all’adozione di misure eccessivamente stringenti e pervasive in tema di utilizzo ottimale dell’energia, essendo questa problematica inevitabilmente connessa a quella della sicurezza e dello sviluppo dei mercati. È bene dunque tenere conto di queste dinamiche nello studio dei processi di implementazione dell’efficienza energetica a livello comunitario e nazionale, in modo da avere piena consapevolezza della natura anche politica delle variabili che influiscono sulla piena realizzazione dei relativi processi di integrazione.

 

 

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