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IL PIANO PLURIENNALE DI PRIVATIZZAZIONE: VERSO LA RIDUZIONE DEL DEBITO PUBBLICO?

20/03/2024

A cura di Marta Nigrelli

Con la presentazione della legge di bilancio 30 dicembre 2023, n. 213, il ministro dell’Economia ha delineato l’intenzione del Governo di realizzare nei prossimi tre anni privatizzazioni pari all’1 per cento del PIL, un passo considerato importante dall’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) per garantire la convergenza del rapporto debito/PIL verso gli obiettivi di finanza pubblica.

In particolare, nella Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (NADEF), approvata il 27 settembre 2023 dal Consiglio dei ministri in relazione al triennio 2024-2026, il Governo italiano ha annunciato un piano pluriennale di privatizzazioni da 21 miliardi di euro, da raggiungere entro il 2026: si tratta di un programma strategico che prevede la cessione di partecipazioni in aziende o istituzioni

Le misure di privatizzazione rappresentano un passo importante per ottimizzare le risorse pubbliche e promuovere l’efficienza economica attraverso la cessione di partecipazioni statali.

Nel quadrimestre ottobre 2023–gennaio 2024, infatti, sono intervenute diverse innovazioni in tema di società partecipate dalle pubbliche amministrazioni che hanno riguardato, in particolare, mutamenti nelle partecipazioni e negli assetti organizzativi di rilevanti entità societarie.

Uno dei passi significativi in questa direzione è stata la cessione, avvenuta il 20 novembre 2023, del 25 per cento delle azioni di Banca Monte dei Paschi di Siena (MPS), istituto simbolo del sistema bancario italiano, nazionalizzata nel 2017.

In linea con il programma di dismissione delle partecipazioni previsto dal Governo, MPS, su richiesta della Consob, ha messo a disposizione sul suo sito istituzionale il documento di Piano strategico di Gruppo, approvato dal CdA per il quadriennio 2022-2026: le nuove strategie prevedono una banca “più snella” e chiara, nonchè un aumento di capitale da 2,5 miliardi da eseguire nel 2022.

Il Piano, precisa il Consiglio di amministrazione del MPS, sostituisce integralmente il precedente Piano Strategico 2021-2025, approvato dalla banca nel dicembre 2020, “che era stato redatto sottendendo un’operazione strutturale da realizzare nel breve periodo”, con riferimento agli impegni assunti dal Governo con il Piano di Ristrutturazione 2017-2021, ribaditi in un DPCM del 16 ottobre 2020, il quale prevedeva di “avviare un processo di dismissione della partecipazione detenuta dal Ministero nel capitale sociale di MPS, da realizzare con modalità di mercato e anche attraverso operazioni finalizzate al consolidamento del sistema bancario”.

Il Ministero dell’economia e delle finanze (MEF) ha ceduto parte della sua quota: in particolare, sono state collocate 314.922.429 azioni ordinarie con un corrispettivo per azione di 2,92 euro e un controvalore complessivo di circa 920 milioni di euro.  

Nonostante la privatizzazione in corso, il MEF manterrà comunque, a seguito della cessione, una quota del 39,23 per cento (dal 64, 23 per cento), garantendo una maggioranza significativa.

Questa operazione mira a valorizzare la banca, nel rispetto degli impegni presi con le autorità dell’Unione Europea.

La mossa è stata giustificata dal Ministero dell’economia e delle finanze come parte di un processo più ampio per potenziare la banca, tenendo conto del suo solido quadro patrimoniale e delle prospettive di sviluppo.

Dopo un’interruzione di tre mesi dalla prima cessione, così come da impegni assunti, il MEF può riprendere il programma di alienazione come primo socio di MPS: con la quota di partecipazione dello Stato più diluita, la banca si rende più aperta a potenziali acquirenti.

Le esigenze sottostanti al programma di cessione delle partecipazioni sono diverse: da un lato, ciò consentirebbe alla banca di rispettare gli impegni eurounitari, in relazione alla previsione di dismissione entro fine 2024; dall’altro, permetterebbe al Governo di uscire dal mondo del credito retail prima di una eventuale recessione economica. Il Governo, infine, potrebbe approfittare della rinnovata posizione di forza di Monte dei Paschi per predisporre un’integrazione.

Il contesto economico e finanziario in cui si colloca l’operazione di privatizzazione di MPS è cruciale per comprendere appieno le sue implicazioni.

Con profitti superiori alle attese nei primi nove mesi del 2023, MPS ha presentato un bilancio positivo, registrando un guadagno di quasi 930 milioni di euro che potrebbe superare 1,1 miliardi nei 12 mesi.

Tuttavia, la necessità per il Governo italiano di raccogliere risorse e rispettare gli impegni con l’Unione Europea ha accelerato il processo di privatizzazione.

In conclusione, la cessione del 25 per cento di MPS rappresenta un importante passo verso la privatizzazione, con implicazioni finanziarie e giuridiche rilevanti.

Il Governo italiano, nel perseguire il piano di privatizzazione, deve infatti affrontare sfide e bilanciare gli obblighi derivanti dall’Unione Europea con la necessità di garantire la stabilità e la valorizzazione della banca.

Il successo dell’operazione di privatizzazione dipenderà in gran parte dalla competenza degli advisors, ovvero i consulenti finanziari e legali che svolgeranno un ruolo chiave nell’aiutare il Governo a gestire l’intero processo, definendo le modalità con cui collocare le partecipazioni sul mercato finanziario.

Nel comunicato stampa del 20 novembre 2023, il MEF ha specificato che la cessione del pacchetto azionario è avvenuta attraverso un Accelerated Book Building – ABB, un’operazione riservata ad investitori istituzionali italiani ed esteri: è stato coinvolto un consorzio di banche, composto da BofA Securities, Jefferies e UBS Investment Bank, che hanno agito nel ruolo di joint global coordinators e joint bookrunners: l’apertura del processo a investitori nazionali ed esteri ha contribuito a ottenere il miglior prezzo possibile per MPS.

In particolare, l’esperienza e la competenza degli advisors saranno decisive affinchè la privatizzazione sia condotta in modo trasparente, efficace ed equo: il contesto delle societa quotate richiede, infatti, il rispetto dei principi fondamentali di trasparenza e correttezza delle operazioni finanziarie, soprattutto nell’ipotesi in cui siano coinvolti attori e risorse pubblici.

La privatizzazione di MPS offre un nuovo flusso di entrate che può essere utilizzato per coprire le spese governative.

Questa diversificazione riduce il rischio di instabilità finanziaria e fornisce al Governo una maggiore flessibilità nell’affrontare le sfide economiche.

Pur essendo funzionale all’acquisizione di risorse, comunque, il piano di privatizzazione non prevede l’abbandono del controllo delle società strategiche italiane. Il piano di cessioni delineato dal Governo con la NADEF e con la legge di bilancio 2024, infatti, rappresenta, più che un programma di privatizzazioni in senso stretto, un più ampio progetto di razionalizzazione del patrimonio delle società partecipate, al fine di renderne più efficienti le partecipazioni, alla luce delle condizioni ed esigenze attuali del mercato.

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