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L’ AVCP: scomparsa o trasmigrata nell’ANAC?

di MARTINA MORETTI

 

14/04/2017

 

L’AVCP, istituita negli anni ’90, fu concepita con l’intenzione di far fronte al fenomeno corruttivo dilagante nei settori dei contratti e degli appalti pubblici, in un periodo di imperante crisi politica, con la sua massima espressione nella vicenda di “Tangentopoli”.

L’11 giugno 2014 con il D.L. n.90, convertito in legge n.114/2014, il legislatore ha manifestato la volontà di far confluire l’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici (AVCP) nell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC).

Quali sono stati i motivi di questa decisione?

Ad una prima analisi risultarono evidenti una serie di carenze in ambito organizzativo, quali un cospicuo numero di dipendenti, professionalità non sempre selezionate secondo criteri uniformi e adeguati, un eccesso di figure dirigenziali non proporzionale alla quantità di uffici e di personale e un incauto utilizzo delle risorse economiche.

Inoltre, la burocratizzazione e il formalismo hanno impedito all’AVCP di esplicare al meglio le sue funzioni, impedendo all’attività sanzionatoria di rappresentare uno strumento di prevenzione alla corruzione. Come ha sottolineato Raffaele Cantone, il Presidente dell’ANAC, “le più importanti funzioni dell’ex AVCP (quelle, ad esempio, di vigilanza) vengono, […], esercitate con tempi spesso lunghissimi, con l’emissione, quindi, di provvedimenti che si limitano, di fatto, a constatare come un appalto sia stato aggiudicato o eseguito in modo illegittimo, ma si tratta di una mera constatazione che, oltre a non essere fornita di effettivi poteri di incidenza, non è capace nemmeno di esercitare una funzione di moral suasion per essere emessa ormai “a babbo morto””.

Nonostante le criticità rilevate da questa breve osservazione, bisogna sottolineare come il compito assegnato all’AVCP, non fosse certo di facile adempimento e come gli errori, che hanno indotto alla decisione di sopprimerla, hanno tracciato dei sentieri lungo i quali costruire la nuova Autorità.

L’abolizione dell’AVCP e il suo accorpamento all’ANAC non sono stati netti e subitanei, la nascita di un’Autorità nuova, unica e funzionale, in grado di metabolizzare gli sbagli e porre rimedio all’inefficienza dimostrata in passato, ha richiesto un tempo di transizione, durante il quale i due organi hanno convissuto come entità separate, continuando a rivolgere il loro impegno verso i propri obiettivi (la vigilanza da una parte e l’anticorruzione dall’altra), ma sotto la sola denominazione di ANAC.

Il riassetto organizzativo, non prevedeva un semplice accorpamento dei due Enti e delle relative mission, ma si predisponeva alla creazione di una nuova Autorità dotata di un’individualità definita con funzioni delineate e riconoscibili. A questo scopo l’art.19 ex D.L. 90/2014, che funge da linea guida nel percorso di rielaborazione dell’Autorità, prevedeva il trasferimento di “risorse umane, finanziarie e strumentali” e dei “compiti e delle funzioni svolti dall’AVCP”, nonché una “riduzione delle spese di funzionamento non inferiore al 20%”.

Come sono stati riorganizzati gli uffici e l’organigramma della nuova ANAC? Quali sono state le iniziative volte ad un miglioramento della performance dell’Autorità?

Le prime tappe del percorso di rigenerazione intrapreso nel 2014, furono ideate con l’intento di ottimizzare e razionalizzare i risparmi di spesa, tramite l’eliminazione di organismi collegiali a favore di altri monocratici, l’unificazione delle tre precedenti sedi in un unico sito, la previsione di un unico bilancio, la risoluzione dei contratti dei dirigenti esterni e altri interventi tracciati sulla stessa falsa riga.

Le misure adottate ebbero il risultato di ricostruire dalle fondamenta una nuova struttura organizzativa di tipo orizzontale, composta da 360 unità distribuite in 26 uffici e sottoposte alla dipendenza del Segretario Generale, del Consiglio e del Presidente; il quale si è rivolto in maniera diretta, chiedendo “a tutte le persone che prestano servizio all’ANAC […] di seguire una nuova visione e di lavorare in modo diverso rispetto al passato.”

Su questo punto si è intervenuti tramite una formazione in materia di etica, legalità e contratti pubblici, con l’obiettivo di uniformare e integrare le conoscenze del personale, facente parte delle risorse umane trasmigrate dall’AVCP che, come sottolineato in precedenza, non erano state reclutate in maniera adeguata.

 

Nell’ottica di garantire un’operatività più incisiva alla nuova ANAC, è stata implementata una nuova “strumentazione” ai poteri sanzionatori dell’AVCP, tra i quali il commissariamento degli appalti sospetti; è stata predisposta una revisione del Regolamento del precontenzioso, che facilita la risoluzione preventiva di iter processuali, spesso estremamente lunghi; ed è stato istituito il sistema di “vigilanza collaborativa”, che introduce una nuova modalità d’intervento ex ante al fine di assicurare il buon andamento della PA.

Il 5 ottobre 2016 il Consiglio si è riunito avviando una nuova discussione sulla proposta avanzata dal Segretario Generale, in merito ad una ulteriore riorganizzazione interna dell’Autorità.

Perché occuparsi nuovamente di questo tema?

Nonostante i risultati e le migliorie ottenute nei primi due anni di vita dell’ANAC, la vision propria dell’AVCP continua ad essere presente, imponente, preponderante e di difficile realizzazione, tale da richiedere interventi costanti e sempre più tendenti alla risoluzione delle criticità e al perseguimento degli obiettivi preposti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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