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La fine dell’esperienza quasi decennale del sistema di controllo e tracciabilità dei rifiuti (SISTRI): verso un SISTRI 2.0

MARIO PIZZUTI

 

20/02/2019

 

La disciplina inerente la gestione dei rifiuti ha una natura  complessa  per il fatto che, per la corretta gestione degli stessi, è necessario attuare un raccordo tra poteri ed interessi facenti capo sia al pubblico che al privato, poiché i servizi di pubblica utilità rappresentano l’anello di congiunzione tra il diritto e le scienze economiche.

La gestione dei rifiuti è caratterizzata da una pluralità di fasi, le quali danno forma a quello che è il c.d. “ciclo integrato”; esse sono ben definite e vanno dalla raccolta fino al recupero (di materia o di energia) e allo smaltimento, allorché la precedente fase non risulti praticabile per impossibilità tecnica o economica.

Durante le fasi di gestione, i rifiuti sono soggetti a movimentazione e  percorrono tragitti di rilevante entità. La movimentazione dei rifiuti è una fase estremamente delicata, durante la quale possono verificarsi degli eventi (anche dolosi), dai quali possono promanare le c.d. “esternalità  negative”.

Fino a poco tempo fa era operativo il sistema di controllo e tracciabilità dei rifiuti (SISTRI), voluto dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATTM), che aveva il compito di monitorare i rifiuti “speciali” e garantirne la tracciabilità. Il comma 3-bis,dell’art. 189, del Testo Unico Ambientale (TUA), introdotto con il Decreto legislativo n. 4, del 16 gennaio 2008, prevedeva l’istituzione di un sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti finalizzato alla raccolta di informazioni sulla produzione, detenzione, trasporto e smaltimento dei rifiuti, nonché alla realizzazione in formato elettronico del formulario di identificazione dei rifiuti, dei registri di carico e scarico e del M.U.D. (Modello Unico Dichiarazione ambientale).

Il MATTM, attraverso il Decreto del 17 dicembre 2009, ha istituito il sistema di controllo e tracciabilità dei rifiuti, affidando la gestione in via contrattuale ad una società denominata “Selex Se-Ma S.p.A” (ora in liquidazione), facente capo a Finmeccanica.

L’intenzione politica del Superamento del SISTRI si rinveniva già nel mancato inserimento dello stesso nel c.d. “Decreto Milleproroghe 2018”, neanche nel momento della conversione del Decreto stesso.

L’esperienza quasi decennale del SISTRI è da considerarsi ormai giunta al termine, in quanto l’attuale Governo vuole superare il doppio binario degli adempimenti previsti, che sono di natura sia cartacea che digitale e vuole favorire la creazione di una Commissione di semplificazione e “sburocratizzazione” ambientale, la quale dovrà essere composta dai rappresentanti delle imprese operanti nel settore.

Gli ambiziosi propositi che hanno caratterizzato la vita del SISTRI, hanno da sempre suscitato delle critiche da parte degli operatori del settore dei rifiuti, i quali in passato hanno dovuto adattarsi ad un sistema che, oltre a non essere minimamente collaudato, richiedeva loro tempo e denaro (si pensi ad esempio ai costi di iscrizione e ai periodi di fermo in officina necessari per l’istallazione delle apparecchiature sui mezzi),  si rinveniva inoltre la mancanza di idonee guide operative.

Il sistema era gestito dal Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente del NOE e si proponeva di determinare la dematerializzazione cartacea delle attività di gestione dei rifiuti, per passare ad un sofisticato sistema di tracciamento di tutte le attività mediante un dispositivo USB per l’accesso in sicurezza al sistema  informatico, avente la funzione di trasferire dati e informazioni e idoneo a consentire la firma digitale, insieme ad un dispositivo GPS (definito “black box”), che andava istallato sui veicoli che trasportavano i rifiuti.

Tale sistema non è mai decollato; la caotica situazione che ha da sempre caratterizzato il funzionamento del SISTRI, ha reso necessario numerosi interventi correttivi, i quali non hanno scongiurato quella che è stata l’avvenuta soppressione dello stesso. Si può registrare l’avvicendamento di ben due Testi Unici dedicati al SISTRI: il Decreto Ministeriale n. 52, del 18 febbraio 2011, successivamente sostituito dal Decreto Ministeriale n. 78, del 30 marzo 2016, nonché numerose proroghe con riferimento all’effettiva entrata in vigore del sistema e provvedimenti volti a snellire lo stesso per ridurre i soggetti obbligati ad aderire al SISTRI; si è passati dagli iniziali 398 mila ai 78 mila iscritti.

A questo si aggiungono le inchieste della procura, le interrogazioni parlamentari e le indagini della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, nonché episodi giudiziari presso il TAR e il Tribunale di Roma e una relazione speciale della Corte dei Conti del 2016 (la quale si è espressa in merito al SISTRI come un caso di cattiva amministrazione).

Non sono mancati dei tentativi di risollevare la situazione, mediante il disegno che il MATTM aveva messo in piedi per assegnare direttamente alla “Sogei”, i servizi necessari al supporto per la concretizzazione delle attività di monitoraggio del SISTRI. Quest’ idea è stata immediatamente falcidiata ad opera dell’ANAC, la quale si è espressa nel senso di non poter considerare l’organismo in housedi un Ministero per sua natura quale soggetto in house appartenente ad un altro Ministero dell’amministrazione centrale (delibera ANAC del 16 novembre 2016).

Risulta di preminente interesse per l’attuale Governo trasformare il vecchio sistema in qualcosa di maggiormente innovativo, funzionale e meno costoso. In particolare, vi è necessità di superare definitivamente il sistema del doppio binario di adempimenti aventi  natura sia cartacea che digitale, con riferimento  ai registri di carico e scarico, dei formulari di accompagnamento dei rifiuti trasportati  e anche delle relative sanzioni. Questo sistema è risultato deleterio per le imprese, per le inefficienze e criticità che lo hanno caratterizzato, senza mai raggiungere gli obiettivi auspicati dall’inizio dell’istituzione, con spese che sono arrivate a 187 milioni di euro a carico delle imprese, per non parlare delle spese che hanno gravato sui conti pubblici, a fronte di un servizio che non è mai stato connotato dal requisito dell’operatività.

Il SISTRI, come concepito nel nostro ordinamento, ha rappresentato un’esperienza alquanto defatigante per la sua gestione, sia al livello istituzionale, sia in rifermento al mondo delle imprese. Il Ministro Sergio Costa si è espresso in tal senso e ha ribadito che l’idea la tracciabilità dei rifiuti “speciali” è validissima, tuttavia è necessario servirsi delle potenzialità di cui dispone la Pubblica Amministrazione, utilizzando le banche dati ambientali di Camere di Commercio e Albo Gestori Ambientali. Se il sistema delineato su una base prettamente ministeriale funzionasse, si poterebbe attuare un meccanismo più informato e controllato ed attuare una maggiore repressione degli illeciti ambientali collegati alla filiera dei rifiuti.

Da quanto si evince dalle dichiarazioni del Ministro Sergio Costa e nei comunicati stampa relativi alla soppressione del SISTRI, attraverso il “Decreto Semplificazioni” (Decreto legge 135/2018), vi è una chiara volontà politica relativa al superamento del regime, anche se è evidente che la filiera dei rifiuti abbisogna di un buon grado di tracciabilità, per la pluralità di interessi coinvolti nella gestione degli stessi. Le esigenze relative al ciclo dei rifiuti richiedono una normazione oculata proprio a tutela degli interessi coinvolti, soprattutto per agevolare gli operatori del settore, i quali sono stati ingiustamente vessati da un sistema irrazionale che, tra l’altro, non è mai stato definitivamente attuato e che ha portato a scarsi risultati.

L’obiettivo principale è quello di passare dall’attuale tracciamento dei rifiuti “speciali”, che ammonta al 65% del totale, ad un controllo del 90% del totale, attuando un risparmio in termini monetari e di tempo per gli operatori del settore.

Il Governo dichiara la necessità di digitalizzare il sistema, in modo che sia in grado di garantire finalmente il superamento del doppio binario di adempimenti, cartacei e telematici, nonché attuare una modalità di affidamento sotto il diretto controllo del Ministero dell’Ambiente, diversamente da quanto accaduto in passato, quando l’appalto relativo alla gestione del sistema era affidato ad una società esterna al Ministero. L’affidamento diretto al Dicastero ambientale, secondo quanto proferito dallo stesso Ministro, consentirebbe un ingente risparmio di risorse economiche, ammontante complessivamente a 3 milioni di euro all’anno.

Il nuovo sistema dovrebbe inoltre essere munito di un “Registro elettronico nazionale per la tracciabilità dei rifiuti”, ispirato a criteri di maggiore efficienza ed efficacia, anche per allineare il Paese alle nuove norme europee in tema di economia circolare. La tracciabilità della filiera dei rifiuti per il trattamento, recupero e smaltimento degli stessi secondo le norme di legge, è una condizione necessaria per  prevenire fenomeni di illegalità che si registrano ad opera dei c.d. “delinquenti ambientali”.

L’obiettivo del Governo, in sintesi, consiste nella creazione di un nuovo SISTRI 2.0, maggiormente innovativo e ispirato secondo una logica pragmatica e meno dispendiosa di risorse, sia pubbliche che private. Si auspica che il nuovo sistema possa risorgere dalle ceneri del precedente, epurato dalle inefficienze sistematiche che hanno connotato la tracciabilità dei rifiuti speciali fino ai nostri giorni.

 

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