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L’APERTURA DI UN PROCEDIMENTO ANTI-SOVVENZIONE RELATIVO AI VEICOLI ELETTRICI A BATTERIA

30/10/2023

A cura di Riccardo Zinnai

In data 4 ottobre 2023 la Commissione europea ha notificato l’avviso di apertura d’ufficio di un procedimento anti-sovvenzioni relativo ai veicoli elettrici a batteri nuovi provenienti dalla Cina, ai sensi del regolamento (UE) 2016/1037 relativo alla difesa contro le importazioni oggetto di sovvenzioni provenienti da paesi non membri dell’Unione europea. Tale regolamento prevede la possibilità di imporre un dazio compensativo, il quale si configura come misura antisovvenzione, qualora ci si trovi in presenza di beni importati che sono oggetto di una sovvenzione specifica. Occorre però che da tali sovvenzioni derivi un pregiudizio grave per l’industria dell’Unione e che l’imposizione del dazio risulti comunque nell’interesse dell’Unione. L’inchiesta antisovvenzioni può essere aperta a seguito di una denuncia da parte di soggetti interessati, tra i quali sono da annoverarsi principalmente i produttori dell’Unione del prodotto di cui si tratta, ma può anche essere attivata d’ufficio dalla Commissione come in questo caso.

L’oggetto dell’inchiesta riguarda in modo specifico i veicoli elettrici a batteria nuovi, destinati principalmente a trasportare un massimo di nove persone facendo uso di uno o più motori elettrici.

L’inchiesta prenderà in esame un periodo di un anno che va dal 1° ottobre 2022 al 30 settembre 2023. Relativamente a tale periodo, l’inchiesta dovrà quindi accertare se: 1) il prodotto sia effettivamente oggetto di sovvenzioni, 2) se da tali sovvenzioni deriva un pregiudizio per l’Unione. In caso di risposta positiva ad entrambe le domande, la Commissione dovrà anche domandarsi se l’adozione di contromisure sia nell’interesse dell’Unione.

Nello svolgimento delle indagini, la Commissione potrà anche fare ricorso al campionamento statistico. A tal proposito, i soggetti interessati possono seguire la procedura indicata nell’avviso di avvio del procedimento e fornire le informazioni richieste dalla Commissione. Per incentivare i produttori esportatori a collaborare, la Commissione prevede che nel caso di produttori esportatori che hanno manifestato la disponibilità a far parte del campione, senza essere poi selezionati, il dazio compensativo a loro applicabile non possa superare la media ponderata dell’importo delle sovvenzioni stabilito per coloro che invece hanno fatto parte del campione in analisi. Resta tuttavia ferma la possibilità di richiedere la fissazione di un dazio compensativo individuale, purché il numero di richieste ricevute dalla Commissione non renda eccessivamente gravosa l’operazione. Nel corso del procedimento, verranno ascoltati i produttori esportatori, gli importatori indipendenti e i produttori dell’Unione. L’ascolto di questi ultimi in particolare servirà per verificare se vi sia un pregiudizio per l’industria dell’Unione.

La durata totale dell’inchiesta sarà di norma di dodici mesi e comunque dovrà essere conclusa entro tredici mesi dalla data di pubblicazione dell’avviso di avvio del procedimento.

L’Unione ritiene infatti che le importazioni di tali veicoli siano oggetto di sovvenzioni da parte della Repubblica popolare cinese e quindi che ci sia un pregiudizio per l’industria dell’Unione relativamente ad un settore di importanza strategica. La Commissione teme infatti che le importazioni a basso costo, rese possibili dalle sovvenzioni estere, possa far sì che vengano conquistate ampie quote di mercato, a discapito delle industrie e degli investimenti europei.

In questo procedimento il concetto di sovvenzione sembrerebbe intendersi in senso ampio. Infatti, le pratiche scrutinate dalla Commissione riguardano sì trasferimenti diretti di fondi ma anche a vantaggi tributari e nella fornitura di beni o servizi da parte dell’amministrazione ad un prezzo inferiore a quello di mercato. Tra i vantaggi di tipo tributario si elencano: esenzioni o sgravi dall’imposta sul reddito, esenzioni dall’imposta sui dividendi, sgravi sulle imposte relative alle importazioni e alle esportazioni, ma anche vantaggi tributari connessi all’imposta sul valore aggiunto. Sono inclusi anche i vantaggi che possono essere concessi da banche di proprietà dello Stato, quali prestiti o assicurazioni a condizioni agevolate. La Commissione è persuasa si tratti di sovvenzioni in quanto concesse o dal governo cinese o da amministrazioni regionali o enti – anche privati – che hanno agito su ordine del governo. Inoltre, tali sovvenzioni sono limitate ad alcuni settori. Poiché gli aiuti riguardano diversi aspetti del processo produttivo, il sostegno complessivo al settore economico risulta costante. Poiché la Repubblica Popolare Cinese possiede la capacità di aumentare la produzione di veicoli elettrici e l’Unione europea sarebbe in grado di assorbire l’aumento dell’offerta, è probabile che in futuro non remoto vi sarà un aumento delle importazioni sovvenzionate. In particolare, tale ipotesi è corroborata dall’osservazione che la maggiore produzione cinese non parrebbe essere suscettibile di essere assorbita da mercati diversi da quello dell’Unione. Inoltre, i prezzi ribassati dei prodotti cinesi impediscono alle industrie dell’Unione di aumentare i prezzi, anche quando ciò sarebbe fisiologico e anzi favorirebbe maggiori investimenti necessari per arrivare alla piena elettrificazione. Infatti, per far sì che gli investimenti europei siano sostenibili occorre che i volumi di vendita delle industrie europee aumentino significativamente.

Nella procedura la Commissione tende a ricercare la collaborazione delle parti interessate. Infatti, dall’omessa collaborazione possono derivare conseguenze maggiormente negative rispetto a quelle che potrebbero esserci in caso di partecipazione.

In particolare, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dichiarato che il settore dei veicoli elettrici rappresenta un potenziale enorme per la competitività dell’Europa anche in relazione all’industria verde. Ha affermato che la Commissione intende intervenire in caso ci siano distorsioni di mercato ed esempi di concorrenza sleale che possono frustrare gli sforzi dei produttori europei. Tuttavia, l’Unione intende agire nel rispetto sia delle proprie regole che di quelle internazionali.

All’apertura di tale procedimento non è mancata la reazione del governo della Repubblica popolare cinese. Il Ministro del Commercio si è espresso in questi termini: “[l’indagine] è un puro atto protezionistico che sconvolgerà e distorcerà gravemente l’industria automobilistica globale e la catena di fornitura, compresa l’UE, e avrà un impatto negativo sulle relazioni economiche e commerciali Cina-UE.

Infatti, l’apertura della procedura di infrazione, nello stesso anno in cui è entrato in vigore il Foreign Subsidies Regulation, è stata considerata come correlata alla nuova politica dell’Unione europea di promuovere a livello globale la propria posizione di contrarietà alle sovvenzioni statali, anche all’interno dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). Già nel 2017 Jean-Claude Junker dichiarò: “Non siamo ingenui liberi commercianti. L’Europa deve sempre difendere i propri interessi strategici.” In questi ultimi anni, la politica commerciale dell’Unione si è andata caratterizzando per una sempre maggiore assertività, tanto da essere soprannominata “autonomia strategica aperta”. Inoltre, la Cina non è più considerata solo come un partner ma anche un un “rivale sistemico”. L’Unione ha preso consapevolezza che la propria normativa interna sugli aiuti di Stato, quale il loro generale divieto contenuto nell’art. 107 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), può diventare problematica in un contesto nel quale gli Stati terzi continuano a sovvenzionare le imprese. Pertanto, l’obiettivo dell’Unione è quello di mantenere il carattere di apertura del mercato unico ma allo stesso tempo proteggere le proprie imprese da pratiche distorsive di Stati terzi.

Notiamo tuttavia che il procedimento anti-sovvenzione in esame è stata aperto sulla base del preesistente regolamento (UE) 2016/1037, il quale è specificamente relativo alla difesa contro le importazioni oggetto di sovvenzioni. Questo regolamento si inserisce all’interno della normativa relativa all’Organizzazione Mondiale del Commercio. A questo proposito, possiamo sicuramente richiamare l’Accordo sulle sovvenzioni e sulle misure compensative, il quale consente l’adozione di dazi compensativi come risposta a sovvenzioni specifiche. Queste misure possono risultare utili in casi come questo in quanto abbiamo dei beni che vengono importati nell’Unione europea. Tuttavia, questa normativa non riesce a coprire tutte le situazioni in cui vi possono esse distorsioni del mercato interno. In particolare, come recita il considerando 5 del regolamento 2022/2560, le misure compensative non risultano applicabili quando le sovvenzioni riguardano servizi o flussi finanziari o si presentano nella forma di investimenti sovvenzionati.

            In conclusione, la procedura anti-sovvenzioni relativa ai veicoli elettrici a batteria si basa sì sul regolamento del 2016 che era maggiormente in linea con le norme dell’OMC ma si inserisce comunque nella nuova politica commerciale dell’Unione che ha portato all’approvazione del Foreign Subsidies Regulation. Resterà da vedere quali saranno le reazioni degli Stati terzi con la consapevolezza che potrebbero sorgere nuovi contrasti commerciali.

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