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Politiche pubbliche e “spinte gentili”: il report della Nudge Unit britannica

Nel 2010 il governo britannico ha istituito una Nudge Unit per migliorare la qualità dei servizi pubblici attraverso l’applicazione di principi e metodi delle scienze comportamentali ai processi di policy making e di regolazione. La «Nudge Theory», elaborata da studi di economia comportamentale, sostiene che “spinte gentili” e suggerimenti indiretti possano influenzare il comportamento degli individui in maniera efficace almeno tanto quanto imposizioni coercitive. Tale teoria ha trovato subito applicazione in campo giuridico, soprattutto nei paesi anglosassoni, in particolare nell’ambito dei processi di regolazione, dove si tende sempre di più a sostituire disposizioni imperative con norme che orientano le persone a compiere le scelte auspicate e volute dall’ordinamento. La teoria dei Nudge ha conquistato una fama internazionale con il libro di Richard H. Thaler e Cass Robert Sunstein dal titolo «Nudge. Improving Decisions About Health, Wealth and Happiness» (tradotto in italiano per Feltrinelli nel 2009 con il titolo di «Nudge. La spinta gentile»).
Tale organismo ha recentemente assunto il nome di Behavioral Insights Team (BIT) e si è trasformato in una «social purpose company», partecipata dal Cabinet Office del governo britannico, dalla Nesta, che è un’organizzazione con scopi filantropici e di volontariato (c.d. «charity»), e dai propri dipendenti, che sono circa sessanta.
Il BIT ha appena pubblicato un report di poco più di cinquanta pagine che descrive le attività realizzate tra il 2013 e il 2015. I progetti promossi dal BIT spaziano dalle politiche economiche e del lavoro a quelle della salute, dall’empowering consumers all’educazione, dalla sostenibilità energetica allo sviluppo internazionale. Il report ha avuto una certa visibilità anche sulla stampa inglese: in particolare si veda l’articolo pubblicato sul Guardian il 23 luglio 2015 intitolato significativamente “The rise of Nudge – the unit helping politicians to fathom human behaviour”, a firma di Tamsin Rutter.
Tra le varie azioni di nudging, rimandando per qualunque approfondimento direttamente al report, se ne può segnalare una, a titolo esemplificativo, concepita per sostenere il sistema fiscale. Il BIT ha infatti inviato lettere personalizzate per ricordare ai cittadini il pagamento di una serie di tributi con il seguente testo: «Not paying tax means we all lose out on vital public services like the NHS, roads and schools». L’iniziativa ha contribuito a diminuire l’evasione fiscale ed è stata replicata con un discreto successo anche in altri paesi (per esempio in Guatemala).
In virtù delle proprie positive esperienze, il BIT ha inoltre aiutato i governi del New South Wales (Australia) e di Singapore a costituire delle proprie Nudge Units e ha collaborato con istituzioni internazionali ed europee, come la Banca Mondiale, le Nazioni Unite, la Commissione europea e l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Tecniche di nudging sono oggi sperimentate anche negli Usa, in Germania, in Olanda e in Finlandia: ci si chiede se sia ipotizzabile una loro introduzione nel breve periodo anche in Italia.

Qui il Report. Qui il link alll’articolo del Guardian.

Giorgio Mocavini

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