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Wireless, diagnosi e terapia: lo sviluppo della telemedicina

di Elisa Rosso

10/12/16

Come accade in ogni settore della società, anche in medicina la digitalizzazione delle informazioni sta rendendo possibili nuove forme di interazioni (di tipo culturale, professionale, organizzativo e sociale) in una dimensione che si proietta ben al di là dei singoli contesti nazionali. L’avvento della telemedicina, ovvero della pratica di erogare diagnosi, terapie e assistenza a distanza, ed il trasferimento di informazioni digitalizzate reso possibile dalle reti telematiche, è forse il fenomeno più immediatamente evidente in questo nuovo scenario.

Secondo l’ampia formula descrittiva coniata dal legislatore californiano nel 1996, la telemedicina può essere convenzionalmente definita “la pratica di erogare assistenza sanitaria, effettuare diagnosi, consulti e terapie, trasferire dati sanitari ed effettuare didattica in campo medico, impiegando video e audio interattivi e strumenti in grado di veicolare dati a distanza”.

La telemedicina è quindi uno dei pilastri portanti della “rivoluzione digitale” che sta investendo la sanità pubblica nel nostro Paese: le tecnologie telematiche possono essere il catalizzatore di due processi che finora il SSN fa molta fatica ad avviare: la facilitazione dell’assistenza ai pazienti con patologie croniche e l’integrazione ospedale-territorio, ossia la continuità delle cure.

È opportuno sottolineare che la telemedicina – o telesalute o e-health –rimane comunque una modalità di erogazione delle prestazioni sanitarie. Perciò, tutti gli elementi alla base dell’atto sanitario: prudenza (modello organizzativo, qualità), competenza (titoli professionali abilitanti le competenze cliniche, aggiornamento professionale), scienza (esperienza ed evidenze nazionali ed internazionali), coscienza (codice etico e deontologico), solo per fare alcuni esempi, rimarranno quali analoghi requisiti di qualunque altro atto medico o sanitario. La tecnologia necessaria deve essere ovviamente guidata dal clinico nell’uso, ma certificata dalla componente tecnica del servizio (fornitori di apparati, di cloud, di software), secondo le attuali disposizioni di legge, nazionali ed europee, anche in ambito di tutela dei dati sensibili.

La telemedicina, agevolando la continuità di interazione tra l’ospedale e il Curante con il territorio, rende sempre più evidente come la nuova concezione dell’ospedale – struttura fisica – non può essere quella di un ente svincolato dalle altre organizzazioni ospedaliere e territoriali, bensì quella di un organismo integrato in un contesto sempre più complesso e interconnesso, e non necessariamente fisico ma anche virtuale.

La telemedicina determina il virtuoso spostamento delle informazioni mediche in luogo delle persone. Con l’utilizzo di innovative apparecchiature biomediche, facili da usare e altamente affidabili, è possibile monitorare direttamente e con assoluta precisione aspetti importanti della propria salute: i parametri vitali vengono rilevati in piena autonomia, registrati nella Cartella Clinica Personale del paziente e sono consultabili, su autorizzazione dello stesso, dal suo medico di medicina generale o dagli operatori delle strutture sanitarie e ospedaliere. Basti pensare che aziende, specializzate nello sviluppo e nella fornitura di tecnologia e servizi di telemedicina e tele-benessere, propongono servizi per mezzo dei quali in qualsiasi momento è possibile consultare un medico per ricevere un parere o un consiglio sul proprio stato di salute e, attraverso una piccola videocamera, si può interagire con il medico stesso, restando comodamente a casa o nel proprio ufficio.

 

Arrivati a questo punto, il giurista si chiederà come rientri la telemedicina nei Livelli essenziali di assistenza (LEA). Ebbene, a norma dell’art 2 del Patto Sanità Digitale 2016, presso la Conferenza permanente per i rapporti tra Stato, regioni e province autonome, è istituita una commissione tecnica formata da sei componenti, di cui tre designati dal Ministero della Salute e tre dalle regioni e province autonome, con il compito di monitorare eventuali profili critici connessi ad aspetti normativi e regolamentari conseguenti all’introduzione della telemedicina, inclusi quelli attinenti alla tutela della riservatezza e alla responsabilità professionale, nonché di formulare proposte, anche di tipo normativo, alla Conferenza medesima. Il recepimento di queste Linee di indirizzo da parte delle regioni e province autonome, si preoccupa di sottolineare il successivo art. 3, è valutato in sede di verifica annuale degli adempimenti regionali da parte del Comitato permanente per la verifica dei LEA.

Per evolvere, la telemedicina ha bisogno di essere costantemente studiata ed aggiornata, tenendo conto di alcuni aspetti fondamentali:

  • Evitare che per incidentali errori tecnologici si possa danneggiare paziente
  • Proteggere gli assistiti, nei limiti del possibile, da possibili azioni deliberate di danno
  • Coltivare la capacità del sistema (attori sanitari e istituzioni) nell’adattarsi a cambiamenti e imprevisti
  • Focalizzare l’attenzione sull’affidabilità del risultato terapeutico

Trasversalmente a questi aspetti rientra la tematica della Privacy, la sicurezza dei dati sensibili: un tema strategico, dal momento che nel mondo digitale con un solo atto si possono sottrarre o manipolare migliaia di cartelle. Questa è una competenza trasversale del personale sanitario per quanto attiene all’atto medico e del fornitore di tecnologia per le sue adempienze. Solo una stretta integrazione e una comunicazione continua tra le due componenti rende il sistema sicuro.

Negli ambiti sopra descritti, rientrano gli aspetti relativi alle responsabilità civili e penali dei differenti attori coinvolti lungo tutta la filiera.

Tuttavia, gli aspetti critici di questo sistema non hanno tardato ad emergere. Infatti, alla data in cui si scrive, risultano carenti, oltre ai sistemi di hardware e infrastrutture informatiche, le competenze digitali degli operatori del SSN, quella alfabetizzazione digitale di manager e operatori che oggi chiamiamo Digital Leadership (ben diversa dal semplice utilizzo di un PC o uno Smartphone), che consente di muoversi agevolmente con le tecnologie ICT e, quindi di renderle parte della quotidianità operativa.

Infine, manca una visione strategica espressa con indirizzi chiari da parte del SSN, attraverso le regioni, che incoraggi le aziende a investire per sviluppare i prodotti/servizi. Non si hanno, peraltro, evidenze di una visione delle regioni (ancora la Digital Leadership) che superi il singolo mandato di governo. Visione e know-how indispensabili per evolvere i processi diagnostici, terapeutici e assistenziali (PDTA), verso una medicina personalizzata, che superi il concetto di compartimenti del budget, per tendere alla medicina sulla persona (personalized medicine) e alla “Long Term Care”, che consentano di vincere le sfide della salute del terzo millennio. Certo, se tecnologie e banda larga saranno omogeneamente presenti in tutto il territorio, in un auspicabile prossimo futuro, teleassistenza e telemedicina potranno esprimere tutto il loro potenziale in chiave di miglioramento della qualità della vita e di ottimizzazione per il Sistema. Occorre infatti ricordare che l’input allo sviluppo della telemedicina affonda le sue motivazioni originarie nell’esigenza di assistere quella parte di cittadini più difficilmente raggiungibili per ragioni geogrfiche e territoriali.

In conclusione, è possibile affermare che esistono grandissime opportunità per aggiungere il prefisso “tele” davanti alla prestazione specialistica, in massima parte ancora non colte. Si immagini, ad esempio, la dimissione precoce degli infartuati, o il controllo domiciliare dei pazienti con pace maker, la telemedicina nell’emergenza, l’ospedalizzazione domiciliare, il controllo diabetologico, etc.

Sulla base delle riflessioni esposte, si può affermare come sia ormai impellente un cambiamento di strategia, che diriga rapidamente l’attenzione verso la realizzazione di un sistema organico che ruoti attorno al paziente, i cui bisogni verranno in tal modo colti nella loro complessità. Non più la telemedicina solo per casi specifici, ma una telemedicina che si cucia addosso ai pazienti come un vestito, con servizi modulari da attivare quando necessario. Dal cambiamento dello stile di vita al telemonitoraggio, dalla dimissione precoce ad un controllo h24.

Va da sé che integrare nei modelli del SSN lo strumento telemedicina richiede, oltre ad una ferma volontà politica, perseveranza, attenzione e applicazione, nel contesto di un cambiamento radicale del concetto stesso di assistenza sanitaria, che sta evolvendo dal “curare” al “prendersi cura”.  Tutto ciò coniugando l’irrinunciabile e prezioso rapporto umano (proprio di ogni atto sanitario) con l’evolvere dei presidi tecnologici.

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