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Il “Baratto” amministrativo: una nuova modalità di saldare i propri debiti verso la pubblica amministrazione

di Flaminia Ielo

Il sostantivo baratto deriva dal greco “prattein”, che letteralmente può essere tradotto nel nostro “negoziare”, “trattare affari”. Tradizionalmente, il concetto di baratto è stato usato per definire una forma elementare di commercio, lo scambio diretto di beni o servizi fra persone, aziende, istituti, senza far uso della moneta: esso rimanda ad uno stadio economico proprio delle società primitive in cui le famiglie basavano le loro risorse sull’autoconsumo.
Oggi, il concetto di baratto torna ad essere di estrema attualità e viene in rilievo come predicato dell’amministrazione, in particolare degli Enti Locali.
Sempre più numerosi sono i Comuni che prevedono la possibilità per i propri cittadini, titolari verso l’Ente di debiti di vario genere (imposte, tributi, ecc.), di barattare il mancato pagamento di questi con una propria prestazione, che sia socialmente utile e vada a integrarsi con i servizi già svolti dai dipendenti e dai collaboratori comunali.
L’introduzione di tale previsione costituisce attuazione regolamentare della disposizione contenuta all’art. 24 del D.L. n. 133/2014, c.d. Decreto Sblocca Italia, il quale introduce ex novo uno strumento consensuale di collaborazione tra le amministrazioni locali e i cittadini, volto a fornire soluzione al problema della difficoltà per famiglie a basso reddito di solvere i propri debiti di contribuzione sociale. Il baratto consente di tutelare il diritto di ciascun nucleo di preservare le risorse economiche per i bisogni primari, garantendo al tempo stesso il rispetto delle regole di pagamento dei tributi, seppur in una forma alternativa rispetto alla tradizionale pecuniaria.
La norma prevede, infatti, che il Comune possa approvare riduzioni o esenzioni di tributi a fronte della presentazione di un progetto di riqualificazione e miglioramento del territorio urbano da parte di cittadini singoli o associati. L’Ente definisce i criteri e le condizioni per la realizzazione degli interventi in relazione alla proprie necessità, e ne stima il valore economico. La prestazione dell’opera da parte del cittadino, come valutata dall’amministrazione, vale a ridurre proporzionalmente il debito di questo.
L’art. 24 richiamato pone, invero, due limiti all’utilizzo di tale strumento di collaborazione.
A livello generale, la norma definisce i settori di intervento cui le proposte possono inerire: pulizia, manutenzione, abbellimento di aree verdi, piazze, strade ovvero interventi di decoro urbano, di recupero e riuso, con finalità di interesse generale, di aree e beni immobili inutilizzati, o altresì in genere la valorizzazione di una limitata zona del territorio urbano o extraurbano.
A livello particolare, è rimesso a ciascun Comune il compito di declinare le modalità e i presupposti di partecipazione al progetto. Questi deve individuare i soggetti abilitati a chiedere l’agevolazione, il periodo per cui può essere concessa, il quale in ogni caso deve essere limitato e definito, e l’oggetto della convenzione, ovvero i tributi e le attività suscettibili di scambio.
Le esperienze dei Governi locali hanno dimostrato sin da subito estremo favore verso questo nuovo strumento di trasformazione del debito in lavoro socialmente utile: tra i primi Comuni a dar attuazione alla normativa sopradescritta, merita senza dubbio menzione il caso del Comune di Invorio (No).
Nel luglio 2015, la Giunta comunale ha approvato il regolamento di attuazione del “baratto amministrativo”, nel quale è previsto che ammessi a partecipare al progetto siano i soli residenti con un indicatore ISEE non superiore a 8.500 euro, titolari di tributi comunali non pagati fino all’anno 2013, iscritti a ruolo e non ancora regolarizzati, ovvero che abbiano ottenuto contributi come inquilini morosi non colpevoli negli ultimi tre anni.
In applicazione di ciò, il Comune ha stipulato un accordo con un cittadino titolare di debiti per mancato pagamento di canoni di locazione di una casa popolare, per un importo pari a 1200 euro. Nello specifico, l’Amministrazione comunale ha accolto la proposta di impegno a pulire le strade 4 ore al giorno per circa due mesi, attribuendo al lavoro il valore di 7,50 euro l’ora, cifra che, moltiplicata per il tempo del contratto, consentirà al privato di saldare il proprio debito.
Il baratto amministrativo, oltre che nelle realtà più piccole, sta conoscendo oggi attuazione anche nei Comuni di grandi dimensioni.
Di queste settimane sono, infatti, le delibere del Comune di Milano e del Comune di Bari aventi ad oggetto l’istituzione del baratto amministrativo.
In particolare, il Comune di Milano ha stabilito che sarà consentito l’accesso a questa fattispecie di collaborazione solo ai residenti con un reddito ISEE fino a 21.000 euro, che versino incolpevolmente in stato di morosità nei confronti dell’Ente, e dunque per causa di sopravvenuta impossibilità a provvedere al pagamento per perdita o consistente riduzione della capacità reddituale del nucleo familiare.
Il modello di collaborazione potrà essere usato solo per estinguere debiti relativi a tributi comunali, sanzioni amministrative e entrate patrimoniali (es. affitti e rette scolastiche) sorti fino al 2013 e di valore minimo di 1.500 euro.
Con riguardo al novero di attività che il privato potrà offrire di prestare, esse coincidono essenzialmente con quelle enucleate nell’art. 24 del D.L. n. 133/2014. I cittadini potranno offrire le loro candidature per partecipare al progetto a partire dal gennaio 2016.
Questa formula di collaborazione proposta, seppur, come detto, affonda le proprie radici in un istituto che si perde nella notte dei tempi, rappresenta un’utile innovazione; opportunamente utilizzata potrà aiutare i nuclei familiari in difficoltà a destinare le scarse risorse a fini più immediati, realizzando appieno i presupposti del Decreto Sblocca Italia, le cui linee guida, come noto, sono fornire nuovi incentivi al paese e il rilancio dei consumi.

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